LAMEZIA TERME – Così all’improvviso sono spuntati fuori dei totem dell’altezza di un metro e cinquanta circa dinanzi ciascun palazzo storico cittadino. Mi guardo intorno come sempre e vedo loro! L’idea mi piace parecchio e penso, fra me e me, che forse andavano inseriti già molto tempo prima. Totem dal colore grigio e rosso, con all’interno una minima descrizione del palazzo: il nome e il periodo in cui risale. Stop.
Cartelloni rigidi, plastificati, e affissi sul suolo pronti per essere letti (si spera). Peccato, però, che molti degli stessi siano stati posizionati male, in angoli a dir poco distanti dall’entrata principale di ogni palazzo. Ma non è tutto. La cosa a parer mio più triste è il ruolo effettivo che ogni totem dovrebbe avere e che invece viene a mancare. Che senso ha posizionare dei totem illustrativi di un palazzo se poi quel palazzo e la sua cultura viene a mancare? Se è morto? Un discorso che verte certamente sul turismo, su quei pochissimi turisti che nei mesi di luglio e agosto si vedono qui e là, in aria del tutto spaesata, su Corso Numistrano. Vien quasi voglia di fermarli e di raccontar tutto su questa città, anche in pochi minuti, anche a costo di apparire invadente e fuori luogo, non fosse altro per indicare un piccolo percorso da seguire. Perché di cose belle da vedere ce ne sono, lo sappiamo tutti, ma abbiamo gli occhi troppo spenti di meraviglia ormai.
Due sono le domande che, da cittadina, mi pongo e mi lasciano a dir poco insoddisfatta.
- Perché non dire di più? Non scrivere di più? O almeno spiegare di più attraverso un catalogo, dépliant, dove poter intravedere un minimo di storia, dove poter capire il segno di un percorso tra ieri e oggi, un percorso che riguarda famiglie, affreschi, culture diverse, tradizioni. Forse “un c’è cchiu nenti – come diceva il siciliano Gaspare Cucinella – unnè rimastu cchiù nenti, puru amuri finìu”. Sarà vero in questo caso? È vero che non c’è più niente? O forse è l’amore per la città a mancare?
- Quale senso può avere l’affissione di un totem se i nostri turisti non sappiamo accoglierli? Parlare di guide turistiche sarebbe troppo per Lamezia Terme?
Palazzo D’Ippolito, uno dei palazzi più belli e affascinanti di Nicastro – non si capisce se abitato o meno – si trova nella totale diffidenza e in apparente abbandono. Non si sa nulla sulla sua storia. Palazzo Nicotera, la cui storia racchiude un affascinante mistero, per le famiglie che si son succedute, per le attività pubbliche e comunali svolte nel corso del tempo. Adesso sede dell’attuale biblioteca comunale e del Sistema Bibliotecario Lametino. Luogo di accoglienza per giovani studenti che, costretti a prendere atto delle continue e sempre in aumento lamentele, di vario genere, non riescono più a concentrare il proprio tempo sullo studio. Ampio spazio di cultura, ravvivato dalle tante iniziative, spazio del chiacchiericcio del tempo libero, di porte che chiedono per iscritto di poter essere chiuse ma non dotate di maniglia alcuna. Di impianti di riscaldamenti funzionanti a metà. Una biblioteca che vanta un numero elevatissimo di personale e che dovrebbe avere il doppio dei servizi, uno fra tutti orario continuato per permettere la permanenza a studenti di zone limitrofe. Palazzo Nicotera, sede della Casa del libro antico, con all’interno pezzi rari, volumi antichi, e la storia di Tommaso Campanella, attualmente chiusa. Il Complesso San Domenico, sede del Museo Archeologico Lametino, quest’anno ha un avviso affisso sul portone centrale: biglietto d’entrata 6 euro. Si contano circa una decina di registrazioni di visitatori all’anno. Ovviamente il Teatro Umberto è staccato dal Convento! Non centra proprio nulla? Palazzo Panariti, quello che un tempo era il Palazzo dell’arte e della cultura tutta, oggi è utilizzabile per attività laboratoriali con un fitto di 4 euro all’ora.
Pare che tutto in questa città abbia un prezzo a pensarci bene! Tutto al momento ha l’unico sapore della decadenza. Un prezzo che quasi nessuno può pagare, tolto ad amici di amici, e che chiude in faccia la porta ai giovani che in maniera del tutto disinteressata, tramite un impegno culturale che non trova spazio, vorrebbero vederla crescere questa città. Attiviamoci: non solo totem a Lamezia Terme!
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".