Feticcio d’amore

Io non riesco a tenere il controllo
nemmeno del vento,
mi arrampico sul suono delle parole
come neve al sole,
e mentre il verde si insinua nella mia mente,
ti sogno come un soffio silente.
Odio la mia dipendenza
ma non posso stare senza.
Gioia innocente,
la tua purezza da puttana,
vergine, perché gelida e lontana.
Ma il tuo sapore d’acqua salata non mente,
sei fatta per essere amata.
Involucro di carni, così morbido
e sensuale,
giochi con i miei sensi,
ma non mi rilevi mai quel che pensi,
tra un uomo ed un altro, chi sono io
se non il tuo pagliaccio,
feticcio di amore
per chi ha vissuto troppo nel dolore.
Mi componi e mi scomponi,
come un grande gingillo,
prigioniero della tua danza,
e della tua voce da bambina,
così crudele e distante,
da un mondo che ti brama,
come ogni cosa,
in assenza di una trama.

Il poeta non è altro che un canale, un medium per l’infinito, che si annulla per fare posto a forze che gli sono immensamente superiori e, per certi versi, persino estranee. D’altra parte chi sono io di fronte al tutto, ma al contempo, cosa sarebbe il tutto senza di me?



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