Erravo tra case disabitate
il cielo, un pugno nero sul viso,
non un suono
non un gemito
non un sospiro…
un cane brancolava
al margine della strada
in assenza di compagnia,
solo carne in putrefazione
in questo campo desolato
una volta così fertile
così franco
così gagliardo…
ed interrogo il vento e le stagioni,
il giorno e gli eoni,
ma, nessuna risposta,
perciò rientro nella mia abitazione
avvolto da una triste malinconia
intanto che il pomeriggio
scivola via,
osservando il sole che non c’è
ammuffito in una tazza di thè