Stefano Benni – scrittore, giornalista e poeta italiano – pubblica nel 2012 il romanzo “Di tutte le ricchezze”, libro edito da Feltrinelli.
Martin, protagonista della storia, è un professore e poeta che, ritiratosi dalla frenetica vita cittadina e universitaria, condivide i suoi spazi unicamente con il suo cane e fido scudiero, Ombra.
Martin scrive saggi ed è conosciuto nell’ambiente letterario come il massimo esperto del poeta Domenico Rispoli, in arte il Catena, nato nello stesso paese in cui risiede ora il professore e morto in manicomio.
La solitudine del protagonista viene interrotta dall’arrivo di una coppia di vicini. Lui, Aldo, mercante d’arte che somiglia ad uno dei cattivi delle fiabe, viene soprannominato a tal motivo da Martin “il Torvo”. Lei, Michelle, attrice teatrale dalla bionda chioma, viene soprannominata “la Principessa del Grano”e ricorda, al professore, l’unica donna che abbia mai amato nella sua vita.
Tra poesie, leggende, animali notturni (e non) pronti a dare un consiglio, attese, sogni, ricordi e speranze, Martin si abbandonerà, a ritmo di valzer, a questa nuova aria pronta a riaprire e rimarginare vecchie ferite lasciate da segreti mai svelati.
Non possiamo sempre aspettare con pazienza. E’ come in amore. Ci innamoriamo di una persona e subito il nostro tempo accelera, l’abbiamo lasciata un momento e subito vorremmo rivederla, le ore lontane da lei sembrano lunghissime. Allora corriamo, scavalchiamo ostacoli e barriere, solo per raggiungerla un minuto prima.
“Di tutte le ricchezze” viene scritto quasi come se fosse un pièce teatrale. La narrazione oscilla tra una terza e una prima persona, senza risultare forzata anzi, il più delle volte, questa non viene avvertita. La narrazione segue le emozioni di Martin: quando queste si fanno più intense e particolari, essa viene fatta direttamente in prima persona dal professore, rivolgendosi direttamente al lettore e offrendogli lo spettro completo delle sensazioni provate in quel momento. Quando, invece, si vuol dare più luce ai personaggi o all’ambiente circostante, la narrazione viene affidata ad un narratore onnisciente, che racconta e descrive la scena proprio come se fosse allestita su un palco teatrale.
Anche se molto lontano dalla narrazione pungente di “Margherita Dolcevita”, suo libro pubblicato nel 2005, Benni non rinuncia a spargere qui e lì qualche punzecchiatura. Infatti, attraverso il professore, mi è sembrato che Benni volesse colpire il mondo dei letterati: un mondo che sorride ma che è pronto a colpire alle spalle. Non mancano poi i momenti comici che, oltre a strapparci qualche sorriso, sottolineano ancor di più i vari momenti romantici disseminati nel romanzo.
Solo con il titolo “Di tutte le ricchezze” ci fa pensare a tutti quei tesori che abbiamo nella nostra vita e, ancor di più, ci fa pensare a quali sono le vere e reali ricchezze della vita: l’amore, l’attesa di una telefonata, la solitudine, la compagnia di un animale domestico. Tante piccole cose che brillano nel baule del nostro cuore. Tanti piccoli diamanti che ci permettono di sorridere, di non sentirci mai completamenti soli in questa vita. Le ricchezze che illuminano i nostri occhi e che ci rendono speciali, unici, perché son proprio quelle piccole cose che ci permettono di brillare di luce propria. Son quei tasselli che ogni giorno curiamo, lucidiamo e accudiamo, per renderli sempre più scintillanti ed eterni, non solo agli occhi degli altri ma soprattutto ai nostri. Son i piccoli salvagenti dell’anima, quelli che ci permettono di stare a galla anche nei periodi più neri.
Una lettura fresca, veloce e travolgente come un giro di valzer, “Di tutte le ricchezze” è un romanzo che non vi deluderà.
t.
Per paura e timidezza verso me stessa evito ogni forma di descrizione: interiore ed esteriore. Scrivo in gran segreto per mettere in ordine pensieri e sentimenti confusi e per riprendermi da notti insonni.