Ci siamo dimenticati che ognuno ha un’anima, che ogni anima ha bisogno di ascolto. Ci siamo dimenticati che ogni ascolto ha tempi diversi, ma ci siamo dimenticati anche del tempo. Per questo, per esserci dimenticati, patiamo il dolore del mondo, ci dividiamo dall’altro, per dare troppa attenzione all’io egoistico ch’è in noi. Ci siamo dimenticati di ascoltare, di parlare, di accogliere il silenzio, la parola, ci siamo dimenticati dell’amore che c’è dietro questo genere di cose, ma ci siamo dimenticati anche delle cose. Per questo, per esserci troppo dimenticati, patiamo l’indifferenza del mondo, ci perdiamo, e non ci troviamo più.
Bisognerebbe accorgersi degli occhi, di altri occhi. Bisognerebbe prendere la vita con più leggerezza! Si dice, si esclama spesso così! Ma ci siamo dimenticati di essere leggeri. Per questo, per esserci dimenticati della leggerezza nostra, patiamo la pesantezza del mondo, la solitudine del mondo, per aver troppo isolato l’io dall’altro. Bisognerebbe accorgersi dei tanti ‘io’ che abitano in ognuno di noi, quando alcuni di questi si scontrano con quelli dell’altro, quando fanno particolarmente male.
Valeria: Davide, tu piangi?
Davide: eh, tutti piangiamo.
Valeria: Vincè, tu piangi?
Vincenzo: io non piango da anni.
Davide: Matt tu non piangi mai vero?
Matt: veramente non piango da ieri.
Davide: Valè e tu piangi?
Valeria: certo che piango.
Davide: di solito quando piangi?
Valeria: Non lo so, piango anche se sono felice, non necessariamente quando sono triste.
Ci siamo dimenticati del significato o dei significati di certi verbi? Forse ci siamo dimenticati di ribaltare alcune cose, perché ci siamo dimenticati di certe cose. Tra le altre cose, ci siamo dimenticati della sorpresa, della meraviglia, ci siamo abituati all’abitudine, pure all’abitudine del suono di certe risposte ci siamo abituati, quindi ci siamo abituati al pregiudizio, alle frasi fatte, scontate, ci siamo dimenticati del nuovo. Ci siamo dimenticati del rumore delle lacrime, o del loro silenzio. Bisognerebbe accorgersi di queste cose. Bisognerebbe accogliere, ascoltare, anche le lacrime. Per questo, per esserci dimenticati di essere uomini, per esserci dimenticati della sensibilità, patiamo le conseguenze dell’amore, ma l’amore è un’altra cosa, e pure di questo ci siamo dimenticati, e pure di questo bisognerebbe accorgerci.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".