“Doppiamente” è il titolo della mostra fotografica esposta da Chiara Mastroianni in un caratteristico portico, salendo verso Palazzo Longo.
25enne, romana ma d’origine di Martirano Lombardo dove torna tutte le estati, Chiara è prossima a laurearsi in Storia dell’Arte Contemporanea. Le domando da quanto fotografa e qual è l’idea di fondo della sua mostra:
“Fotografo da circa sette anni. Tutte queste foto che stanno accoppiate intorno all’idea di un “doppio” non nascono per stare insieme. Sono state scattate nell’arco di un anno e mezzo, quasi due anni. Assemblandole mi venne l’idea di giocare intorno all’idea degli opposti. Parlo di opposti tanto a livello di forma quanto contenutistico, a livello geometrico quanto culturale e sociale”.
E riguardo al tema dei Luoghi, punto centrale di questa sesta edizione del Cleto Festival?
“Anche i luoghi si sdoppiano. Potremmo parlare tanto di luoghi fisici e materiali quanto di luoghi mentali, a livello intellettivo”.
Chiara ha lasciato un quaderno per i visitatori, invitandoli a lasciare una testimonianza e, soprattutto, una propria chiave di lettura riguardo le fotografie.
“Ognuno ci vede quel che vuole, io propongo semplicemente la mia visione ma mi interessa moltissimo l’approccio partecipativo di un visitatore e quindi la sua visione. Questo dovrebbe essere il compito dell’Arte: uno scambio dialettico”.
Dalla presentazione della mostra:
La fotografia è un filo d’Arianna, lungo spago rosso che giunge fino alla Calabria, la mia terra di origine.
Tanti i volti, le storie, i luoghi e le immagini del Sud.
La semplicità del passato e la complessità del contemporaneo, le città e i paesi fantasmi.
Storie di presenti e storie di passati, così il paesaggio, le persone e i colori.
Il concetto del doppio, delle forme nei paesaggi e nei dettagli, è il dialogo tra il vecchio e il nuovo, l’interno e l’esterno delle cose, la linearità e la frammentarietà delle luci e delle ombre.
È il doppio nei colori caldi e freddi, che si oppongono e dialogano.
Anche l’identità è doppia, quella proiettata nel futuro e quella ancora legata alle radici, il sacro di un rosario e il profano della scongiura. L’identità è anche musica, fatta di suoni un po’ dimenticati e di suoni che vengono insegnati.
È la volontà di affiancare, attraverso il colore, le forme le sensazioni, immaginari e realtà.
Una personale visione, costituita da piccoli tasselli fotografici.
Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)