Il Governatore di Pontelagolungo:la politica come arricchimento

Uno dei personaggi più intriganti e meno analizzati delle storie di Tolkien è il Governatore della Città del Lago de Lo Hobbit, una delle figure più “attuali” presenti nei libri di Tolkien.

Attraverso la sua figura, JRRT ci mostra la sua sfiducia verso coloro che detengono un certo tipo di potere: nelle sue lettere, egli trovava inadatto all’uomo il compito e la presunzione di governare altri uomini. La sua era una visione molto negativa- benchè non infondata- e si può vedere riflessa in molti personaggi della Terra di Mezzo, benchè a volte attenuata da imprese valorose.

Ebbene, non è il caso del Governatore, che è una delle figure più negative di tutto il corpus, forse proprio perchè la sua crudeltà e il suo opportunismo non sono attivate da atti crudeli o sanguinosi, ma attraverso ipocrisia, sfruttamento e sete di denaro e potere.

Tutte queste caratteristiche le vediamo già nella sua entrata in scena, nel capitolo X, Un’accoglienza calorosa: infatti, quando il gruppo di Nani ( e Bilbo) vengono portati al suo cospetto, egli non presta molta fede alle parole di Thorin , che si proclama erede dei Re sotto la Montagna: pensava piuttosto che fossero dei vagabondi. Però dimostra qui la sua accortezza di scaltro politico: infatti, mentre rimane diffidente verso i Nani scappati dalle prigioni degli Elfi, visto che “nè faceva gran conto delle vecchie canzoni, perchè tutta la sua attenzione era rivolta al commercio dei pedaggi, ai carichi e all’oro, e proprio a questo doveva la sua posizione”, allo stesso tempo si accorge che la folla era decisamente dalla parte di Thorin, e quindi “egli vide che non c’era altro da fare che arrendersi al clamore generale, almeno per il momento, e far mostra di credere che Thorin fosse chi diceva di essere”.

Insomma, qui già vediamo delineate le caratteristiche di questa figura: benchè come molti personaggi de Lo Hobbit egli sia appena abbozzato, possiamo vedere esplicato il suo opportunismo, in quanto aspetta che il clamore attorno ai Nani si raffreddi, ma nello stesso tempo “sta a guardare”, diremmo noi, in quanto se davvero i Nani fossero stati intenzionati a riconquistare la Montagna, allora ci sarebbe stato un bel tornaconto anche per coloro che li avevano accolti bene.

Dopotutto, Tolkien già in pochissime righe ci aveva mostrato come il Governatore era giunto al potere: attraverso i tributi e il commercio dei pedaggi, quasi come un gabellotto dell’Italia di fine Ottocento o un “colletto bianco” di oggi. Insomma, quella zona grigia di potere e denaro nel quale sguazzano personaggi di ogni risma: il Governatore ci avrebbe nuotato benissimo.

La sua tattica verso i Nani continua: infatti, li aiuta a partire, riempiendoli di elogi e parole pompose il giorno della loro partenza: nonostante fosse contento della loro partenza, perchè “mantenerli costava caro”, li nutrì di complimenti: ” Vadano pure a disturbare Smaug e vedano un po’ come li riceve! ” pensò. ” Certamente, o Thorin figlio di Thrain figlio di Thror! ” fu quello che disse. “Devi reclamare ciò che ti appartiene. L’ora è vicina, o re che aspettavamo. Tutto l’aiuto che possiamo offrire sarà tuo e ci affidiamo alla tua riconoscenza quando avrai riconquistato il tuo regno “.

Insomma, il solito doppio gioco, che continuerà ad applicare anche nei confronti degli eventi che rischieranno di travolgerlo: la morte del Drago e l’emergere di Bard.

Infatti di fronte alle urla della gente che voleva Bard come re e chiedeva la caduta di “Sacco di denaro”, “vecchi”e “conta-soldi”, egli riuscì a destreggiarsi da abile e consumato politico: infatti, “Non sarò certo io a sottovalutare Bard l’Arciere” disse prudentemente il Governatore (infatti ora Bard stava proprio accanto a lui). “Questa notte si è guadagnato un posto eminente nell’elenco dei benefattori della nostra città; ed è degno di molte canzoni imperiture. Ma perché, o Popolo?” e qui il Governatore si alzò in piedi e parlò con voce molto alta e chiara, “perché tutto il biasimo tocca a me? Per quale colpa debbo essere deposto dalla mia carica? Chi ha risvegliato il drago dal suo sonno, ditemelo un po’? Chi ha ottenuto da noi ricchi doni e ampio aiuto, e ci ha fatto credere che le antiche canzoni potessero avverarsi? Chi si è fatto gioco del nostro buon cuore e delle nostre belle illusioni? Che tipo di oro hanno mandato giù per il fiume per compensarci? Fuoco di drago e rovina! Da chi dobbiamo ora reclamare il rimborso dei nostri danni, e l’aiuto per le nostre vedove e per gli orfani?”

Come vedete, non per niente il Governatore aveva raggiunto la posizione che aveva. Il risultato delle sue parole fu che per il momento il popolo dimenticò completamente l’idea di avere un nuovo re, e rivolse la propria ira contro Thorin e la sua Compagnia. Parole aspre e selvagge furono gridate da molte parti; e alcuni di quelli che prima avevano cantato le antiche canzoni più forte di tutti, furono ora uditi gridare a voce altrettanto alta che i Nani avevano deliberatamente aizzato il drago contro di loro!”

L’abilità e l’eloquenza del Governatore rovesciano la situazione, ed egli riesce a far accusare i Nani di colpe mai commesse. Qui è feroce la critica di Tolkien verso la politica, o una certa forma di politica: non dimentichiamoci che JRRT visse nell’epoca della politica “massificata”, nelle quale la retorica dei pulpiti e dei balconi sconfisse la razionalità e l’umanità: ci furono tanti, tantissimi Governatori nella sua epoca, che iniziarono così e finirono con le camere a gas. E l’eredita di quella politica è giunta fino a noi.

Un’ombra inquietante aleggia sulla figura del Governatore, uno dei personaggi più attuali di tutta l’epica Tolkieniana, il quale però perlomeno nella “giusta” Terra di Mezzo, non ha un lieto fine.

Infatti, nell’ultimo capitolo del libro, vediamo Balin e Gandalf narrare la fine dell’uomo: “Bard gli aveva dato molto oro per aiutare la gente del lago, ma essendo di quella razza che prende facilmente certe malattie, egli cadde in potere del drago e, presa con sé la maggior parte dell’oro, fuggì, e morì di fame nel Deserto, abbandonato dai suoi compagni”.

Una brutta fine, ma Tolkien, come sempre, lascia sempre un velo di malinconia anche nella “giusta fine” descritta per i personaggi negativi. Infatti, ci aspetteremmo che ora la Città del Lago abbia un amministratore migliore, ma è così solo in apparenza: “Il nuovo Governatore è un tipo più saggio,” disse Balin “e molto popolare, perché,naturalmente, si prende tutto il merito dell’attuale prosperità. Stanno componendo canzoni che dicono che ai suoi giorni l’oro scorre a fiumi.”.

C’è amarezza nelle parole del Nano: perchè, nonostante sacrifici, lutti e dolori, l’uomo continua a produrre governanti che si appropriano i meriti di coloro che hanno davvero reso alcuni posti migliori e vivibili.

Triste presagio per il futuro, per i tempi nei quali viviamo.

Tempi senza memoria.

Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!

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