Tre anni fa iniziai a guardare, un pò in sordina, una serie TV del canale Starz- quello di Spartacus- , che aveva come titolo un’espressione efficace: Vele Nere, Black Sails.
Devo dire che la lettura della trama mi aveva lasciato perplesso: come poteva la TV mescolare insieme, senza cadere nel trash e nel confuso, l’ultima grande rivolta piratesca dei Fratelli della Costa, degli anni 1710-1715, nella quale persero la vita Charles Vane, Edward Teach- Barbanera- e John Rackham, e gli eventi che avrebbero portato a L’Isola del Tesoro, lo straordinario libro di Robert Louis Stevenson?
Storia della pirateria e prequel alla Hollywood: il tutto rischiava di naufragare nelle acque dei Caraibi.
Beh, mi sbagliavo. Completamente.
Dopo una sola puntata, mi ero già innamorato di questa serie, che è un vero colpo di genio nell’ambito delle serie Tv: con una narrazione affascinante, rigorosissima nella documentazione degli ambienti e della mentalità di quel mondo a metà tra legalità e illegalità, suggellata da un enorme amore per il libro di Stevenson, esplicitato dalla fedeltà con cui tratteggia il giovane Long John Silver- il bravissimo e sorprendente Luke Arnold- e il temuto e controverso Pirata Flint- il ruolo della svolta per Toby Stephens, figlio di Maggie Smith- e dal modo in cui lentamente e inesorabilmente, riesce a condurci sulle tracce del romanzo dei romanzi, con la creazione del “mito” di Silver, il pirata zoppo, con l’origine del Marchio Nero, che a chiunque abbia letto l’Isola del Tesoro non può non provocare un fremito di paura ed eccitazione.
In più, ci porta a riflettere sul confine tra legalità e illegalità, a chiederci da cosa derivi un certo tipo di crimine, sulle responsabilità della cosiddetta civiltà riguardo alla miseria che attanaglia i luoghi dimenticati dall’uomo, a riflettere sui primi vagiti di indipendenza delle donne, attraverso la straordinaria e tormentata figura di Anne Bonny, piratessa, amante e unico amore di John Rackham, pirata realmente esistito, la cui dissertazione filosofica sulla vita con un topo in una cella buia è ormai entrata nel novero delle scene eterne del Cinema.
Black Sails è una serie rivoluzionaria, che per la prima volta permette di arrivare a comprendere un libro grazie a uno schermo visivo, che consente di camminare verso delle pagine di due secoli fa grazie a una storia del XXI secolo, dimostrando che passato e futuro sono intimamente legati, e che tecnologia e carta non sono nemici, ma possono essere i migliori alleati per la mente umana, se usati con saggezza e cognizione.
Ora nessuna trasposizione delle storie dei pirati potrà più prescindere da Black Sails e dalla sua sigla potente e trascinante.
Non vi svelo nulla, perchè dovete vederla e gustarvela fino all’ultimo!
“– Quella non è la nave di Flint, e Flint è morto; ma vi dirò la verità, come mi avete chiesto di fare: a bordo ci sono alcuni dei marinai di Flint, il peggio che ci potesse capitare.
– Non ci sarà moca un uomo con… una gamba sola? – ansimò.
– Silver? – chiesi.
– Sì, Silver – disse; – proprio lui!
– E’ il cuoco, ed è anche il capobanda.
Continuava a tenermi il polso, e udendo quelle parole me lo torse.
– Se è Long John che ti manda – disse, – per me è la fine, lo so. Ma lo capisci in che guaio ti sei cacciato?”
Robert Louis Stevenson, L’Isola del Tesoro
Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!