Ninfe dei boschi e dei fiumi, mi deste come non mai il privilegio di cantare voi, nudo per queste gole, e tramite ciò cantare amori sgretolati, saprei che questi amori potrebbero mai morire come queste vostre rocce che l’inferno lo hanno solo nel nome.
Trovai qui alla buon ora un silenzio che non mi faceva del male e seppi così del suo tranquillo esistere e del suo dolce incedere nei cuori di chiunque si avvicinasse a questi smisurati dirupi. Scesi a valle senza pretesa di trovare alcunché se non fosse che le aquile maestose planarono all’improvviso e fili d’erba si piegarono al cospetto. Tre di loro levarono alto lo stridere e tramite vertiginosi battiti d’ali udii dai loro occhi di fiamma qualcosa di cui poco ormai mi importava: «I poeti amavano il silenzio, tempo fa, quando questi alti comignoli producevano letizia e quando il tempo degli eroi era ancora un passato appena trascorso e rimpianto. I rimpianti di oggi son di tutt’altra lega, hanno motivo d’esistere solo per strappare facce e capelli» «Sognai di voi una notte in cui il respiro era diventato odissiaco e tutti i morti già pronti a reclamare un’orda di vivi al loro fianco. Ecco tutto ciò che so: il vento nelle orecchio è voce d’angeli e dei nostri padri antichi, la madre di noi tutti si chiama discordia e vendetta di notte, attesa e bastanza di giorno. So che il volo d’una farfalla da queste parti è volo di dimenticanza e che non sempre si può risalire dopo la discesa» Piacevolmente i muscoli delle braccia si fanno carico del peso dell’aria. Vorrei fare sesso con queste pietre battute da chissà quanti poeti di provincia, rotolare in questo silenzio, stuzzicarlo e fecondare nuove e indifferenti lune a cui rivolgere preghiere. Le lacrime dei poeti hanno la stessa concentrazione d’acqua e sale di quelle del peggior figlio di puttana mai affacciatosi dal muretto. E questo non lo accettiamo. Volai poi con le aquile, da loro mi feci trasportare nei paesi della stanchezza. Qui tutti avevano l’ardire di ascoltare il cuore nonché i propri istinti come nessun altro mai. Qui tutti sputavano al cielo urlando bestemmie contro questo e contro quello. Mi stancano questi paesi, queste donne poco curiose, questi uomini troppo silenziosi. «È vero a volte è difficile risalire dopo esser scesi a valle e persino chi vi riesce non trova mai gli stessi peccati in cima lasciati poco prima. Ieri è uno schiocco di dita pruriginoso, e siamo noi a voler dare un nome al giorno che verrà» Risposi agli uccelli come ad un’anima senza tempo che poche erano le cose di cui ero a conoscenza. Ma troppe, smisurate, le cose che ignoravo.
Domenico Benedetto D'Agostino
Sono nato nei giorni della Merla, trentuno anni fa.
"Vivendo per capire perché vivo,
scrivo anche per capire perché scrivo:
e vivo per capire perché scrivo,
e scrivo per capire perché vivo:"
[E. Sanguineti]