In piedi, ai margini della corrente,
Fissavo solo l’acqua
La solitudine aumentava
Riempiendo il mio corpo assente
Uno a uno i miei sensi muoiono
E i ricordi lasciano gli occhi vuoti
A guardare mondi inesistenti
Mentre gli uccelli emigrano
Nuvole nere si addensano
E la notte scende
Tento di scansarmi da quell’ombra violenta
Ma un suono mi impietrisce
Avrei lasciato appassire la mia pelle
Se fosse servito a salvarti
Avrei lasciato queste fuggevoli forme
Tanti anni fa
Quando la tua pelle era come il miele
Ed era tutto vero
A cosa è servito andare avanti
A cercarti ogni giorno
Tra le canne e l’erba e i pesci
Vorrei che non fosse tutto vero
Vorrei che fosse un cattivo sogno
Mentre sto qui a ricordarti
Respiro come un uomo che affoga
E il sole si è spento
E non c’è una magia
Che ti possa fare riuscire dalle acque
Perché lo hai fatto
Ora vorrei essere io nella corrente
E non respirare come un uomo che affoga
A te avrei donato la mia vita
Il poeta non è altro che un canale, un medium per l'infinito, che si annulla per fare posto a forze che gli sono immensamente superiori e, per certi versi, persino estranee. D'altra parte chi sono io di fronte al tutto, ma al contempo, cosa sarebbe il tutto senza di me?