Oggi i nuovi strumenti digitali (Iphone, smartphone ecc.) consentono una riduzione dei tempi fotografici, modificano la modalità di percezione dell’immagine, che diviene più immediata e istantanea.
La comunicazione mediatica e la pubblicità ci propongono spesso immagini fotografiche stucchevoli, tese alla «spettacolarizzazione», viene dunque meno il valore della fotografia come testimonianza e traccia del reale. Cresce sempre di più la finzione tecnica, l’involucro estetico, ma si fa debole il discorso interiore. Tuttavia anche i nuovi strumenti tecnologici possono essere usati per documentare la vita quotidiana e registrare il mutamento della società, mostrando sia i suoi aspetti positivi che le sue idiosincrasie, in modo realistico e incisivo.
Il progetto fotografico dal titolo “365 gg ASCOLTI VISIVI” di Giuseppe Torcasio, attualmente in mostra al Tip Teatro, intende raccontare situazioni, evocare mondi, atmosfere, sentimenti, senza alcun artificio. I numerosi scatti, realizzati esclusivamente con lo smartphone in modo che il soggetto non si accorga di essere fotografato, sono disposti su dodici pannelli per ogni mese dell’anno, allo scopo di creare un percorso unitario. L’autore ha scelto di utilizzare il formato quadrato di dimensioni molto ridotte, in modo da conferire uniformità e continuità alla narrazione, spingendo chi osserva a unire i vari tasselli, poiché ogni singola immagine non è altro che un frammento di un mosaico, un pezzo di vita quotidiana che rimanda a un discorso molto più ampio e complesso. L’occhio attento di Torcasio mira, infatti, a cogliere l’essenza del reale, mimetizzandosi all’interno della scena rappresentata, divenendo elemento partecipante, non limitandosi dunque a un’osservazione puramente oggettiva. Nelle sue immagini tutto è autentico e vitale, possiamo respirare gli odori, percepire i contrasti di luci e ombre, avvertire la solitudine profonda dei luoghi e delle persone fotografate, ma al tempo stesso individuare un forte senso di solidarietà e umanità.
Se Henri Cartier Bresson, il padre della fotografia istantanea, riteneva che la macchina fotografica fosse uno strumento da usare con intuizione e spontaneità, allo stesso modo Torcasio mette sulla stessa linea la testa, gli occhi, il cuore. Fotografa di tutto, mantenendo un grande rispetto per ogni soggetto: i contadini, gli anziani, gli operai, i bambini delle periferie, la città, la campagna, facendo rivivere in tutte le immagini la realtà, la concretezza, la verità. Affronta la fotografia in modo curioso e partecipe, appassionato e lucido, ma anche ironico. Nelle sue istantanee non mancano riferimenti alle tradizioni locali, spesso ci sono rimandi all’idea del “sacro”, a voler sottolineare l’attaccamento, ancora molto forte, verso le credenze e la religione. La fotografia si presenta dunque come racconto o metaracconto, in cui la genialità di catturare il momento si traduce in una tensione liberatoria, poetica, rivelatrice.
Amo l'arte e la musica. Sono perennemente in bilico tra sogno e realtà. Sto ancora cercando il mio posto nel mondo.