Ottimismo pessimo.

 

Salve a tutti,

sento il bisogno di salutare, perché era veramente da ere geologiche che non mi mettevo a scrivere un articolo per manifest, anzi per tutto e tutti.

Avevo perso la voglia, l’ispirazione, e mi ero anche reso conto che la maggior parte di ciò che scrivevo era simile un articolo con l’altro.

In più, il dettaglio più significativo, che però potrebbe anche essere un’idea sbagliata, ovvero il sentirsi poco letto, poco cagato.

C’è chi mi ha detto di fregarmene e scrivere lo stesso, ma non sono d’accordo! Non ha senso scrivere se nessuno legge quello che vuoi comunicare.

Ad ogni modo, mi è tornata oggi stesso la voglia e l’ispirazione di scrivere, sarà perché dopo le stesse ere geologiche ho ripreso anche a leggere.

A cosa serve tutto sto preambolo, vi starete chiedendo?

Semplicemente a introdurre l’articolo stesso, e a dire una cosa che ho quasi sempre trascurato, temo: la necessità di cambiare stile di scrittura, specie quando ci si sente un po’ maturati dall’ultima volta che si ha scritto.

In più non avendo più facebook, non so chi leggerà questo articolo e chi lo pubblicherà per me sui social, e devo dirvi che senza facebook si sta molto meglio.

Non sia ha più quella cosa come un “dovere” di controllare sempre una cosa di cui in realtà non te ne frega niente, un luogo in cui vedevo solo gente paranoica, o leoni da tastiera, o cose che diventano virali che potrebbero anche far ridere, ma dopo un po’, cascano le palle.

È uno “strumento” che crea una dipendenza, ma quando si diventa tossici, bisogna staccare la spina, immagino.

 

Da diverso tempo ormai, mi sto rendendo sempre più conto di una cosa, dal mio punto di vista, grave se non gravissima.

Sinceramente non riesco a capire certi discorsi, specie fatti da quelli che sono i miei amici, che credo che siano un po’ di merda ecco.

A cosa mi riferisco? A idee tipo appunto, come nel titolo, di pessimismo o ottimismo.

Io credo che ho sempre visto il ragionamento dell’ottimismo e pessimismo come cose estreme, troppo estreme, per il semplice fatto che come la maggior parte dei ragionamenti, predomina la relatività. Ovvero: ciò che per te è pessimismo, per me sarà essere realista, quindi, dal mio punto di cista sto dicendo quella che per me è la realtà, la verità, quella per cui – mi rendo conto – spesso rompo le palle.

Perché mi impunto così tanto? Perché non tollero certe idee, per me sono inaccettabili, dette da persone che sono rassegnate, e quindi non smetto e cerco di risollevare l’animo, anche con una certa aggressività verbale, convinto di cercare di fare il bene altrui.

E allora dicono che sono ottimista, per qualcosa che per me è semplicemente cercare di trovare un obiettivo, un lato positivo, un qualcosa per cui lottare, per cui vivere insomma.

Tuttavia è proprio a causa di tali discorsi che allora quello che per me è qualcosa di naturale, per altri è qualcosa di impossibile o improbabile.

Per questo il discorso di pessimismo e ottimismo mi sembra un discorso del cazzo.

Come molti altri discorsi del cazzo, dato che è sempre combattere contro qualcosa.

Qualcosa che ai nostri stessi interlocutori devono trovare da soli una risposta, i loro demoni che loro devono esorcizzare, ma fino a quando avranno idee troppo estreme sarà sempre una difficoltà enorme, soprattutto, se son convinto che hanno loro la ragione in ogni caso, e gli altri hanno idee di merda, magari facendo il mio stesso errore.

Dato che, probabilmente, essere umani significa essere una contraddizione.

 

L’articolo in sé sarebbe finito, dopo che ho creduto nella mia presunzione di merda, appunto, di aver detto la verità, quella che per me, conta più di tutto il resto. Sono sempre stato schietto in vita mia, e più vado avanti e più la schiettezza diventa forte.

È infatti più forte di me, non riesco, spesso, a non dire ciò che penso.

Non saprei neanche quale immagine mettere nell’anteprima, probabilmente qualche robetta artistica, che però magari non c’entrerebbe del tutto con ciò che leggete.

Potrei infine, fare articoli diversi, magari parlando delle mie amate serie tv, ma io ho spesso iniziato serie tv un po’ in ritardo.

Magari nel prossimo articolo però, vi parlerò del mio pensiero su “La casa de papel”.

 

Scusate il cambiamento di argomenti nell’intero articolo, ma insomma, cari lettrici e lettori, più si cammina, più si accumulano sassolini nella scarpa.

Un caro saluto,

Paolone,

aka Michaeli 1941.

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