“Panorama” dei Motus. Infrangere i confini fisici e mentali

Dov’è il confine? Il confine tra queste storie. Il confine tra le identità di questi attori riuniti per il provino di uno spettacolo. Una compagnia di New York che si incontra con il teatro sperimentale della compagnia italiana Motus. Una compagnia newyorkese, ma i cui componenti hanno origini dalle più diverse parti del mondo. Così sulla scena di mescolano, incontrano, confrontano storie individuali e familiari di persone di provenienza cinese, coreana, vietnamita, africana, dominicana, statunitense. Storie diverse, di uomini, di donne, di diversa età accomunati dalla ricerca espressiva che li ha condotti a conoscere il teatro La Mama ed Ellen Stewart, la sua fondatrice. Una riflessione sull’identità fluida, la permanenza della memoria, dell’appartenenza, e l’apertura a diverse culture e visioni del mondo. Una America che a volte è capace di accogliere, come nel caso di Ellen, ma che ricorda le ombre della segregazione degli afroamericani, della vita del ghetto fuggita da alcuni degli attori, la divisione e l’ostilità tra popoli evocata anche dalla vittioria di Trump. Una delle donne in scena non ha dubbi: bisogna lottare! E tesse l’elogio di alcune donne brigatiste e di Pasolini.

Altri invitano al divertimento e all’amore, ricordando che a fare grandi le persone sono “gentilezza, umiltà e grazia”. Ma in fondo, dice una di loro, “La verità è una questione di immaginazione”.

Studente appassionato e allo stesso tempo svogliato di psicologia. Giocatore e istruttore di scacchi. La ricerca della verità, che sia la psiche umana o una posizione sulla scacchiera, mi ha fatto scontrare col mistero. E' forse così che è nata la mia passione verso l'arte? L'artista crea un enigma da una soluzione, ha scritto Karl Kraus. Per risvegliare la meraviglia, la magia e l'amore per l'ignoto.

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