Penultima domenica di Settembre. È mattino, la città riprende i suoi ritmi. Le poche edicole rimaste, lungo Corso Numistrano, sfornano quotidiani con le notizie dell’ultima ora. Argomento al bar, o all’uscita della messa di nuovo piena ovunque, é la politica lametina. Le prossime elezioni comunali. Si attende ancora l’ultima udienza di merito del Consiglio di Stato con il verdetto definitivo sulla lunga vicenda del terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose della città. Dall’altro lato si guarda al 10 novembre. La prima data utile per votare di nuovo un sindaco.
Il sole si nasconde dietro le nuvole di un cielo azzurro che, dopo il pranzo sacro della domenica, dove le famiglie lametine si riuniscono fino a tardo pomeriggio, diventa a tratti più grigio. La percezione della città é simile a questo cielo. I lametini, che continuano a vivere la politica con passività, rassegnazione, con scoramento, anche a causa di quanto si è raccolto negli ultimi anni: delusione, mai un piano concreto di sviluppo per la città, nessuna idea di futuro, decine e decine di giovani vanno via altrove ogni mese in cerca di lavoro, mancanza di servizi essenziali, sanità, trasporti, servizi sociali carenti, luoghi pubblici e spazi teatrali chiusi e chi più ne ha più ne metta, i lametini, si diceva, sono nel contempo bloccati da logiche di assistenzialismo, di asservimento, tali da non riuscire a selezionare neanche in minima parte il bene dal male. Nessuno riesce più a fare una analisi seria, sebbene se ne intuisca l’urgenza. È come se il pensiero fosse atrofizzato. Già, perché a breve la città tornerà alle urne, anche se non è pronta, e stavolta oltre al vittimismo cui è solita cadere, tornerà ancora a sbagliare. Da quanto si prospetta, basta leggere la stampa di ora in ora, ma basta pure fare due passi la domenica mattina in centro, i candidati a sindaco, consiglieri e presunti assessori, insomma, i volti dei nostri prossimi politici, sono già conosciuti. Non solo, niente di nuovo, ma vecchio che avanza, e che racconta storie di cui, ogni Lametino, grande o piccolo, dovrebbe un po’ vergognarsi. Quindi non solo certe liste non dovrebbero proprio avere motivo di esistere (molte sono formate da uomini presenti nell’ultimo consiglio comunale sciolto, ma pure in quelli precedenti, sempre per mafia), ma non dovrebbe pure esserci lametino pronto a dimenticare, a non fare memoria, a votare delinquenti al servizio del bene comune. Invece per l’ennesima volta, siamo punto e da capo. I lametini, forse, non aspettano altro che il quarto scioglimento per mafia. Magari arriva qualche regista che propone un film di Ndrangheta ambientato a Lamezia e noi accettiamo. Non siamo ancora consapevoli di quanto la nostra immagine sia indirettamente colpevole e volta a creare uno stereotipo grande quanto una casa. Da sinistra a destra, con in centro massoneria, continua a passare una politica che chiede aiuto alla mafia. E i lametini onesti, che lavorano con fatica per portare il pane a casa, dovrebbero iniziare a capire che occorre responsabilizzarsi, indignarsi, reagire, anche ed anzi sopratutto se gli attori in scena sono imbarazzanti. Perché tutti gli attori, in scena, oggi, sono estremamente imbarazzanti. Che nessuno, però, fra tutti si lamenti dell’assenza di interesse dei giovani alla politica. C’è una marea di giovani che fa politica senza che essa venga etichettata tale (Per fortuna!). Semplicemente non si vedono agli incontri, ai convegni, alle manifestazioni in piazza perché l’uditorio é vecchio, corrotto, narcisista, perché il linguaggio é antico, perché i contenuti non ci sono, e perché non si è mai espresso vero ascolto, dialogo, scambio, verso i giovani.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".