Memento Mori. La morte nei Depeche Mode.

Dopo 5 anni di silenzio i Depeche Mode tornano sul panorama musicale con il singolo “Ghost Again, pubblicato il 9 febbraio 2023 e presentato per la prima volta dal vivo in occasione della serata conclusiva del Festival di Sanremo 2023.

Il singolo è seguito dal video diretto dallo storico collaboratore del gruppo Anton Corbijn. Il filmato alterna scene di una partita a scacchi con altre in cui Dave Gahan e Martin Lee Gore eseguono il brano in un cimitero. Ma cosa ci fanno i Depeche Mode in un cimitero? E dov’è Andrew John Fletcher, il terzo e storico membro della band?

Una clip del video di Ghosts Again

1. Ricorda che devi morire

Risale al 2017 l’ultimo album dei Depeche Mode, Spirit, disco fortemente sociale, nel quale sono stati affrontati sentimenti come l’esclusione, la decadenza, la retrocessione dei nostri tempi, le ingiustizie e il senso di fallimento. Dopo un lungo tour internazionale, i Depeche si allontanano dai riflettori.  Nel frattempo, il mondo viene sconvolto da una pandemia e si intensificano gli echi dei conflitti in tutto il globo.

Neppure i Depeche Mode si sottraggono a questi episodi luttuosi. Il 26 Maggio 2022 muore improvvisamente Andrew John Fletcher, storico tastierista e membro fondatore della band, con la quale ha militato sin dalla fondazione nel 1980.

Troppi gli eventi, troppi gli sconvolgimenti, troppo il dolore: è tempo di rispolverare i sintetizzatori. Nell’Agosto 2022 iniziano a circolare rumors che vorrebbero i superstiti Dave Gahan, voce e frontman del gruppo, e Martin Lee Gore, compositore dei testi, impegnati nella registrazione di un nuovo album. Non passa molto tempo e il 4 Ottobre 2022, da Berlino, i Depeche Mode annunciano l’uscita del loro nuovo album “Memento Mori”, richiamando l’espressione latina “ricordati che devi morire.

Abbiamo iniziato a lavorare su questo progetto all’inizio della pandemia e i suoi temi sono stati direttamente ispirati da quel periodo. Nonostante la morte di Fletch, abbiamo deciso di continuare.

Martin Lee Gore

La nuova opera musicale dei Depeche Mode non si tira indietro e smaschera subito le sue intenzioni, mostrandosi senza filtri. Il titolo dell’album sembra non lasciare dubbi sul contenuto, anticipa il tema, crea l’atmosfera per l’ascolto: si parlerà della morte. Tuttavia, in nessuna delle 12 canzoni di Memento Mori è presente il termine “morte”. Come un fantasma essa aleggia tra le note, mai nominata.

Non è certo con Memento Mori che i Depeche Mode si confrontano per la prima volta con la morte. Quando si parla di Depeche Mode si fa riferimento ad una produzione musicale che ha attraversato tutte le vicende storiche degli ultimi 40 anni, dal 1981 fino al 2023. In questi 42 anni il mondo è mutato profondamente, sono mutate le mode, i costumi, il modo di rappresentare e di volersi rappresentare. Inevitabilmente, anche la musica dei Depeche Mode si è evoluta. Appena diciottenni nel lontano 1981, i Depeche si ritrovano oggi ad aver superato la maturità.

Come cambia, dunque, l’approccio della band al tema della morte in questo lungo arco temporale?


I suoni di Memento Mori prendono forma negli studio di registrazione


2. La morte nelle canzoni tra il 1980 e il 1986

Tra il 1981 e il 1986 i Depeche Mode pubblicano ben 5 album. Questi primi lavori coprono la fase della loro adolescenza, dai 18 fino ai 23 anni. In questa fase emerge l’energia vitale della gioventù, espressa con gli stridori dei sintetizzatori, dove la morte viene sfidata a viso aperto.


2.1| 1981, 18 anni

La prima volta che i Depeche Mode citano la morte è nel 1981 con il loro primo album Speak and Spell. La traccia I Sometimes Wish I Was Dead, pur richiamandola nel titolo, non parla espressamente della morte. Siamo agli albori della carriera dei Depeche Mode. A questa prima produzione appartiene già la storica Just Can’t Get Enought.


2.2| 1984, 22 anni

Passiamo al 1984, i Depeche Mode hanno già pubblicato il loro 4° album, Some Great Reward. I suoni sono in forte evoluzione ed inizia ad emergere il tratto identificativo del syntpop dei Depeche. Le melodie adolescenziali, allegre o melanconiche, cedono il passo ad un suono più maturo, cupo e profondo. In Some Great Reward iniziano ad affacciarsi temi più impegnati. A questo album appartengono i capisaldi People are people (inclusione, contrasto all’odio); Lie to me (il ruolo della menzogna nei rapporti); Master and Servant (sessualità e rapporti di forza).

Tra le tracce è presente l’ipnotica Blasphemous Rumors, una tra le canzoni più difficili ed affascinanti dei Depeche Mode. Il brano trae ispirazione dal rapporto del compositore Martin Lee Gore con gli ambienti religiosi:

Non sono mai stato un cristiano praticante. E quando non sei coinvolto, penso che noti davvero l’ipocrisia e solo il lato divertente delle cose

– Martin Lee Gore

Martin, in particolare, trova grottesca la pratica della “lista della preghiera“: ogni settimana, nella chiesa del paese, si pregava per le persone gravemente ammalate,

anche se potevi garantire che la maggior parte di loro sarebbe morta

Il testo della canzone evoca una serie di morti tragiche e inspiegabili

Girl of sixteen  –  Ragazza sedicenneWhole life ahead of her  –  Tutta la vita davanti a leiSlashed her wrists  –  Si è recisa le vene dei polsiBored with life  –  Stanca della vitaDidn’t succeed  –  Non ce l’ha fatta

Questi episodi fanno interrogare sulla necessità di essere grati alle entità divine

Thank the lord  –  Rendiamo grazie a Dio
For small mercies  –  Per queste piccole grazie

 

Poi sopraggiunge il ritornello, anticipato da un sospiro. Viene creata un’immagine molto potente, un’ipotetico incontro tra l’Io-cantante e Dio stesso

I don’t want to start  –  Non voglio dar adito
any blasphemous rumours  –  A voci blasfeme
But I think that God’s  –  Ma penso che Dio
got a sick sense of humor  –  Abbia un macabro senso dell’umorismo
And when I die  –  E quando muoio
I expect to find Him laughing  –  Mi aspetto di trovarLo che ride.

 

Conservo intatta la sensazione che ebbi al primo ascolto, molti anni ormai sono trascorsi. Era un pomeriggio dopo la scuola e quando partì questa canzone mi sentii improvvisamente triste, e sebbene non comprendessi il significato delle parole era come se ne stessi cogliendo il senso più profondo. Blashemous Rumors è una di quelle canzoni che ha il potere di parlarti direttamente. Crea una connessione intima, interna, che non ha nulla a che vedere con la conoscenza o consapevolezza. Questo per me è il senso più profondo della musica.


2.3| 1986, 24 anni

Di poco successivo è un altro grande brano dei Depeche Mode, “Fly on the windscreen”. Siamo nel 1986 e viene alla luce l’album che delinea in modo netto il nuovo corso della musica dei Depeche. Black Celebration, quinto album della band, rappresenta l’essenza dello spirito più introspettivo e dark dei Depeche Mode.  A questo album appartengono alcuni dei successi storici della band, i quali mischiano sapientemente l’alienazione dell’uomo nella città-industria (Black Celebration e Stripped) alla necessità di ritagliarsi uno spazio di vita più intimo e personale, ora attraverso l’amore-condivisione (A question of Lust, Black Celebration), ora attraverso la sensualità (Stripped, A question of Time).

Il complesso dell’album restituisce l’idea di un pericolo incombente (città, modernità, industria), il cui unico rimedio è il sentire individuale dell’uomo, capace di sublimarsi in istinto di socialità e condivisione.

In questa linea musicale si innesta perfettamente Fly on the windscreensplendida sintesi dei due antipodi dell’album, morte e vitalità. Il brano è un invito a godere dei momenti passionali della vita, un inno inusuale al carpe diem. Le “mosche sul finestrino” simboleggiano la caducità della vita, la fragilità dell’uomo e la necessità di stendere le mani su tutti i momenti di vita che ci vengono concessi.

La voce cantante ci ricorda che

Death is everywherwe  –  La morte è ovunque
There are flies on the windscreen  –  Ci sono mosche sul finestrino

Quasi con sfrontatezza l’Io parlante si rivolge all’interlocutore, e lo invita a cedere alla passione come antidoto alla morte

Come here (Touch me)  –  Vieni qui (toccami)
Kiss me (Touch me)  –  Baciami (toccami)
Now (Touch me)  –  Ora (toccami)
(Touch me)  –  (Toccami)

 

Proprio perchè le morte è ovunque, cresce il desiderio di vivere a pieno ogni  momento

The more I look  –  Più guardo
The more I see  –  Più vedo
The more I feel  –  Più sento
A sense of urgency  –  Un senso di urgenza
Tonight  –  Questa notte


3. La luce e la caduta. Dal 1987 al 1993.

I tre album che seguirono Black Celebration portarono i Depeche Mode alla fama internazionale e rappresentano il nucleo della loro produzione. Si tratta di Music For The Masses (1987), Violator (1990) e Songs of Faith and Devotion (1993). In questi tre album i Depeche diventano più sfumati e anarchici. Le canzoni di questo periodo non hanno mai un significato univoco e non trattano un tema definito. Sono interpretabili, mutevoli e cangianti in base all’ascoltatore e alla fase della vita di ognuno. Filo conduttore di questa produzione è la tensione verso un piano ulteriore, diverso rispetto a quello ordinario e quotidiano. E’ come se vi fosse un invito a superare le pastoie della vita ordinaria, senza però accusare direttamente o indicare una causa specifica.

In questi lavori il tema della morte non sembra apparire. Tuttavia, la presenza di una tensione verso una dimensione diversa, verso una visione differente e uno stato di consapevolezza più profondo,  consente di cogliere come sia in effetti mutata, in questa fase artistica, la concezione del “dopo” che segue la vita.

Frequente è infatti in questi tre album il richiamo al sacro, accostandolo ad altri temi tipici dei Depeche Mode: bellezza e sensualità. Se in precedenza il sacro veniva osservato con dubbio (si ricordi Blasphemous Rumors) in questi lavori i Depeche creano un inaspettato e coerente sincretismo tra piani molto diversi.

A proposito del sacro, si considerino:

  1. Sacredcanzone contenuta nell’album Music For The Masses (1987):
    _______
    I’m a firm believer  –  Sono un credente convinto
    And a warm receiver  –  Ed un caldo ricevitore
    And I will go down on my knees  –  E mi inginocchierò
    When I see beauty  –  Quando vedrò la bellezza
    There’s no doubt  –  Non c’è nessun dubbio
    I’m one of the devout  –  Sono uno dei devoti
  2. Personal Jesus, celeberrima canzone contenuta in Violator (1990)
    ______
    Your own personal Jesus  –  Il tuo Gesù personale
    Someone to hear your prayers  –  Qualcuno che ascolti le tue preghiere
    Someone who cares  –  Qualcuno a cui importi [di te]
    Your own personal Jesus  –  Il tuo Gesù personale
    Someone to hear your prayers  –  Qualcuno che ascolti le tue preghiere
    Someone who’s there  –  Qualcuno che sia lì
  3. Higher Love, contenuta in un album dal titolo anch’esso esplicativo: Songs of faith and
    devotion 
    (1993)
    ______
    I surrender heart and soul  –  Abbandono cuore ed anima
    Sacrificed to a higher goal  –  Sacrificati ad un fine più alto
    Moved, moved by a higher love  –  Mosso, mosso da un amore più alto
    By a higher love  –  Da un amore più alto

Durante le riprese per Personal Jesus, 1990

3.1| In movimento, verso dove?

In effetti, la sensazione che trasmettono questi lavori è quella del  movimento, dal basso verso l’alto, quasi come se i Depeche Mode ci invitassero a sollevarci dal terreno

We’re flying high  –  Stiamo volando in alto
We’re watching the world pass us by  –  Guardiamo il mondo passarci di fianco
Never want to come down  –  Non voglio mai [più] tornare giù
Never want to put my feet back down  –  Non voglio mai [più] mettere i piedi giù
On the ground  –  Per terra

Da Never Let me Down Again, Music For The Masses (1987)

 

E così che “volando in alto” possiamo distinguere tutto ciò che è superfluo da quello che è realmente essenziale

All I ever wanted  –  Tutto ciò che ho sempre voluto
All I ever needed  –  Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno
Is here in my arms  –  È qui tra le mie braccia
Words are very unnecessary  –  Le parole sono del tutto superflue
They can only do harm  –  Possono solo far male

Da Enjoy The Silence, Violator (1990)

 

In questo stato di sospensione è possibile osservare liberamente, senza filtri, quello che ognuno porta con sé, riuscendo a cogliere le fratture dell’Io

Feeling unknown  –  Ti senti sconosciuto
And you’re all alone  –  E sei tutto solo
Lift up the receiver  –  Alza la cornetta
I’ll make you a believer  –  Farò di te un credente

Da Personal Jesus, Violator (1990)

Questo percorso di elevazione, verso la luce, ben presente negli album Music For The Masses Violatorsembra entrare in crisi nell’album Songs of Faith and DevotionIl clima cupo dell’album, infatti, anticiperà una serie di tragici avvenimenti che di lì a poco colpirono la band.

Accusations  –  Accuse
Lies  –  Menzogne
Hand me my sentence  –  Mi consegnano il mio verdetto
I’ll show no repentance  –  Non mostrerò segni di pentimento
I’ll suffer with pride  –  Soffrirò con orgoglio

Da Condemnation

Now I’m not looking for absolution  –  Ora non sto cercando assoluzione
Forgiveness for the things I do  –  O Perdono per le cose che faccio
But before you come to any conclusions  –  Ma prima di giungere a qualsiasi conclusione
Try walking in my shoes  –  Prova a camminare nelle mie scarpe

DaWalking In My Shoes

I’m shying from the light  –  Sto rifuggendo dalla luce
I always loved the night  –  Ho sempre amato la notte
And now you offer me eternal darkness  –  Ed ora tu mi offri l’oscurità eterna

I have to believe that sin  –  Devo [arrivare a] credere che il peccato
Can make a better man  –  Possa rendere l’uomo migliore

Da One Caress

In questo periodo, infatti, il cantante Dave Gahan si trovò a dipendere pesantemente dalle droghe, tentando il suicidio nel 1995 e finendo in overdose nel 1996. Nel frattempo, Martin Lee Gore ebbe problemi legati all’abuso di alcol e uno dei quattro membri storici dei Depeche Mode, Alan Wilder, lasciò il gruppo.

Songs of Faith and Devotions, 1993

Tra il 1993 e il 2023 i Depeche pubblicarono numerosi altri lavori. Non è qui utile proseguire in un lavoro enciclopedico, ricercando in ogni canzone possibili rimandi al tema della morte. Quello che interessa è cogliere le linee di tendenza della musica dei Depeche Mode. Si hanno ora gli strumenti per poter approcciare al nuovo album Memento Mori.


4. Ritorno alla morte

Memento mori non è sicuramente un disco facile, anzi, più precisamente non è un disco per tutti. Non vuole piacere a tutti i costi. Non ammicca con ritmi pop. Il suo suono è a tratti pesante, cupo, stridente. Non è un’opera pronta al consumo, ma richiede un lavoro, un impegno da parte dell’ascoltatore. Un mettersi in gioco. I Depeche Mode non hanno bisogno di impacchettare un tema per renderlo gradevole, digeribile. Morte, resurrezione, ansia, angoscia: trovo sia coraggioso che qualcuno affronti un tema “fuori mercato“, che non ha molti acquirenti.

La copertina di Memento Mori

La morte è la morte. E’ dolorosa. Abbandono, rimorso, senso di colpa. I Depeche ci ricordano che non tutto può essere abbellito, che ci sono ancora cose – per fortuna – che colpiscono l’uomo, che lo svegliano dal suo torpore. Solo il dolore ha questo potere curativo e catartico.

Eppure, morte e dolore hanno un senso solo in quanto non siano distruttive per l’uomo. La morte che raccontano i Depeche Mode non è buio, ma luce. Non tanto per la speranza di un aldilà, quanto per una nuova consapevolezza in chi rimane. Il dolore c’è, esiste, ma c’è qualcosa oltre alla sofferenza, ed è la consapevolezza che tutto avrà un fine. La fine è qualcosa che accomuna tutti, santi e peccatori, ricchi e poveri. Non sappiamo chi abbiamo di fronte, ma sappiamo che andiamo tutti nella stessa direzione. Possono, anzi, devono esserci comprensione e perdono anche nella miseria umana:

Keep reminding myself   –  Continua a ricordarmiThat people are good  –  Che c’è del buono nelle personeAnd when they do bad things  –  E che  quando compiono azioni sbagliateThey’re just hurting inside  –  E’ semplicemente perché soffrono

Da People are Good

Per tutto ciò, è comprensibile che Memento Mori non sia facile da mandar giù. Del resto, non è semplice cogliere le sfumature di ogni cosa in un unico istante. Ci vuole tempo, a volte, molto tempo. Memento mori quindi invita ad una riflessione, a prendere un momento di pausa, è un faro in un mondo quanto mai fluido eppure frangibile, dove la corrente spinge forte e non da appigli, non fornisce attimi di riflessione, di intimità:

My love, there are no more wordsMy love, life’s too absurdMy love, I could not explain

Da Always you

Antidoto allo smarrimento, dove la morte è sempre alle calcagna, è l’amore, nelle varie declinazioni: dall’amore-egoismo fino all’amore-altruismo.

Don’t mess with my mind  –  Non scherzare con la mia mente
Don’t question my spacetime  –  Non mettere in discussione il mio spaziotempo
My cosmos is mine  –  Il mio cosmo è mio

Da My Cosmos is Mine

Torna dunque un tema caro ai Depeche Mode: l’amore inteso come rifugio a tutto ciò che opprime, ad un presente, ad una realtà nella quale non ci si riconosce, davanti alla quale si smarrisce la direzione.

Il tutto segue le note e la bellezza della voce di Dave Gahan, sempre spettacolare dopo tanti anni.  Don’t say you love me, dal punto di vista lirico, è una delle migliori prove dell’intero album. Si canta di un amore talmente corrisposto da non trovare corrispondenza, una danza dove ci si avvicina e ci si allontana.

 

Speak To Me è l’ultima canzone dell’album, con la quale si conclude Memento Mori. L’album termina con un’invocazione, con un bisogno di aiuto

Tell me, that you’re listening […]  –  Dimmi che mi stai sentendo
You lead me, I follow, your voice  –  Tu mi guidi, io seguo la tua voce

E quando la voce svanisce, siamo guidati da un suono in crescendo, prima uno stridore che satura l’ambiente nel quale siamo immersi, e poi un battito ritmato, un suono che misura la speranza e la tristezza. Questo suono ha la stessa sostanza del dolore. Sembra condurci in alto, verso un’ascesa ignota. Poi il silenzio.

 

 

Tra luce e buio, Memento Mori

4.1| Ghosts Again

Questo racconto non può concludersi senza un cenno alla punta di diamante dell’album, alla canzone che riassume tutti i significati di Memento Mori. Ghosts Again, tra i 12 brani dell’album, è quella che più si avvicina alla morte. Ma, come per l’intero album, il concetto della morte non è declinato nel suo senso di distruzione, di abbandono, di addio, essa è vista come un elemento capace di unire l’uomo in modo più profondo, più vero rispetto ai singoli e triviali interessi della vita quotidiana.

Ghosts Again è il canto dei sopravvissuti, è una promessa di unità, di forza, di coesione davanti alla fine che a tutti toccherà. E’ un canto che restituisce l’idea di una comunanza umana profonda che si fonda sul sentire, sul dolore, sulla gioia piuttosto che sugli averi e sulla gloria accumulata.

Heaven’s dreaming  –  Il Cielo sta sognando
Thoughtless thoughts, my friends  –  Pensieri senza pensieri
We know we’ll be ghosts again  –  Amici miei, sappiamo che saremo di nuovo fantasmi

Faith is sleeping  –  La fede sta dormendo
Lovers in the end  –  Gli amanti, alla fine di ogni cosa
Whisper we’ll be ghosts again  –  Sussurrano: “saremo di nuovo fantasmi”

 

Alla fine di tutto questo viaggio abbiamo percepito la morte, sì; ne abbiamo visto il suo lato terribile, ma con un fine ulteriore, più alto della semplice paura. La morte sta lì a ricordarci che prima di essere Nulla siamo Uomini e che tra Uomo e Nulla vi è la vita, fatta di bene e male, con tutte le sue mille sfumature e intrecci: tutto questo mosaico è l’umanità, meritevole di fiducia e redenzione, non solo dopo la vita, ma durante la stessa.

Perdoniamo allora noi stessi, i nostri errori, i nostri fallimenti, perdoniamo l’altrui fallibilità. Non siamo ancora morti, siamo vivi, quindi deboli, impauriti, bisognosi d’amore. Stringiamoci. La morte divora il singolo, ne fa terra, polvere. Non l’umanità, questa è più forte, è più bella, è più eterna, è vera tanto quanto la morte. Vita e Morte non sono nemiche, si abbracciano. Uomo e Uomo non sono nemici, si possono amare.

Alla fine i fantasmi siamo noi, i vivi, non i morti. Loro conoscono già la verità più atroce: tutto è rimediabile, ma solo fin quando si è in vita. In vita c’è il perdono umano, l’unico che conta, perché viene da pari a pari, da persone che condividono le stesse sofferenze e difficoltà.

Una clip del video di Ghosts Again

 

 

Sono nato dall'increspatura dell'onda. Non ho deciso io il mio destino, ma il mare che tutto sospinge e muove. - Tu navigherai - mi disse un giorno. E così sono alla ricerca di Itaca. Ho un cuore mediterraneo, crocevia di emozioni e incoerenze, come i molti popoli di questo mare. Ma come posso dire con certezza chi sono?

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