Per poter tornare

Mi intristisce l’abbandono.

Che sia fisico o morale questo mi causa un fortissimo senso di malessere pruriginoso.

Rifletto sul motivo dell’abbandono: cosa spinge l’uomo a lasciar decadere in disparte e silenziosamente i luoghi in cui ha vissuto, quei luoghi pregni di genuina quotidianità e dimenticata poesia?

L’abbandono. Un filo conduttore che collega nord e sud nel momento in cui ci si addentra in piccoli paesi di passaggio.

È una domenica come tante, in piena estate e tra le strade vige un silenzio quasi alieno; passeggiando non si trova altro che qualche gatto randagio che attraversa in fretta.

Nessuno.

Gli esseri umani hanno abbandonato questa terra, negozi chiusi e vicoli deserti.

Per lunghissimi istanti Nicastro mi trasporta nello stesso senso di infinita solitudine che mi provoca il mio paese lassù in Brianza.

Siedo su una panchina in penombra e noto in pochi istanti che, nonostante le svariate differenze di origini e di cultura, di abitudini e comportamenti, qualcosa ci unisce.

Questo «qualcosa» purtroppo è una mancanza: l’incapacità sempre più forte di restare.

La Luna è la migliore compagnia dei poeti senza sonno ed io, Moon, lascio la mia impronta abbracciando la notte e dipingendola di parole.

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