Essere ignoranti dovrebbe essere un motivo di crescita personale, di curiosità, di voglia di migliorarsi.
Nessun essere umano nasce con la piena conoscenza del mondo che lo circonda; nessun bambino appena venuto al mondo è già perfettamente in grado di parlare o camminare.
Ma fa parte della crescita e dell’evoluzione imparare ad approcciarsi alla vita, spesso sbagliando, ma continuando a imparare dagli errori commessi e farne tesoro per diventare sempre più abili.
Così come dovrebbe far parte dell’accrescimento personale informarsi riguardo questioni sconosciute o poco chiare, prima di poter davvero esprimere un reale giudizio od opinione; confrontare più fonti e più pensieri per meglio comprendere ciò che prima non si sapeva.
Dovrebbe.
Ma così non è.
Nell’epoca moderna e con il passare degli anni si è fata strada con molta facilità e in modo spaventosamente rapido una malattia che colpisce dal più comune cittadino alle più alte cariche: l’Ignoranza.
Non si tratta però di comune ignoranza, di sbagli fatti per essere corretti; al contrario anzi essa è diventata motivo di vanto, elogiata e idolatrata, innalzata a virtù.
Essere ignorante è diventata una moda: più lo sei e più diventi “figo”; mentre chi osa divulgare in modo corretto viene considerato un cretino; qualcuno da mettere ai margini della società; da evitare, insultare … o peggio.
I veri paladini del mondo sono coloro che non riescono a mettere insieme una frase di senso compiuto; non essere in grado di coniugare in modo corretto un congiuntivo è diventato un fatto quotidiano di scarso interesse; le notizie false create su ipotesi assurde o che puntano al terrorismo psicologico sono divenute non solo le più seguite e diffuse ma vengono persino considerate più vere di quelle reali, unica fonte di fiducia contro “Il Complotto”.
Ma in mezzo a tutto questo caos generale la domanda che sorge spontanea è:
Come siamo arrivati a tutto questo?
Proverò a spiegarlo attraverso le mie opinioni e idee.
Alla prossima pagina…
La Luna è la migliore compagnia dei poeti senza sonno ed io, Moon, lascio la mia impronta abbracciando la notte e dipingendola di parole.