“Mi dispiace per voi. Voi che vi riunite, vi impegnate, voi che ci mettete il cuore, voi che spostate sedie a Trame, voi che leggete libri, ma non serve a niente. La mafia continuerà ad esistere, non si estinguerà, è tutto inutile”, questo mi ha detto una mia vecchia amica ieri pomeriggio.
Ma io che sono una tramata, una volontaria del Trame festival e lo sono tutto l’anno, mi sono sentita ferita nell’orgoglio. Sì, perché Trame, uno dei più importanti festival di libri sulle mafie, arrivato quest’anno alla sesta edizione, non dura solo cinque giorni, ma tutto l’anno. Il mio impegno non consiste solo nello spostare sedie, posizionare libri ed esaurire le forze in cinque giorni. Trame è responsabilizzazione, è nascita di amicizie, è crescita, è passione.
Trame non vuole creare eroi, ma semplici cittadini responsabili e per far ciò cinque giorni non bastano.
Questa volta, noi studenti del Liceo classico e artistico “Francesco Fiorentino” di Lamezia Terme (Cz) abbiamo letto e recensito, in occasione dell’iniziativa #TiLeggo, in collaborazione con la Treccani, “I ragazzi di Regalpetra“, romanzo autobiografico di Gaetano Savatteri (direttore artistico di Trame), edito da Melampo nel 2009 e riedito quest’anno in occasione del sessantesimo anniversario della pubblicazione del romanzo di Leonardo Sciascia “Le parrocchie di Regalpetra”.
Regalpetra non è altro che il nome letterario di Racalmuto, il paese natale di Sciascia e Savatteri, in provincia di Agrigento.
Hanno preceduto quello di ieri, tre incontri, due pomeridiani e uno durante l’orario scolastico nei quali abbiamo confrontato le idee, redatto le recensioni e ascoltato la testimonianza di Francesco Palmieri, vicepresidente dell’Associazione Lametina Antiracket.
Nel romanzo, i vecchi compagni di gioco di Savatteri sono diventati, quasi per “normalità”, mafiosi assassini, per questo motivo mi è sembrato spontaneo chiedere all’autore in che modo è cambiata (e sta cambiando) la normalità a Racalmuto, in Sicilia e nel Sud.
Ecco la mia domanda:<<Nel romanzo i giovani protagonisti agiscono lasciandosi guidare dal loro istinto. Elsa, Ludovica, Davide, Gabriele, Manuel, solo alcuni dei tramati racalmutesi, hanno idealmente risposto a loro vivendo a Lamezia nella settimana di Trame, volendo combattere la criminalità organizzata con la cultura. E’ cambiata, secondo lei, la “normalità” dei giovani racalmutesi?>>.
Savatteri, dopo un sorriso d’intesa, perché noi tramati ci conosciamo, mi ha risposto che la normalità sta cambiando, non dobbiamo vivere di luoghi comuni contraddittori. La mafia continua ad esserci, ma sono le coscienze a cambiare, soprattutto tra i giovani.
A parer mio, la criminalità organizzata avrà degli ostacoli quando saranno le coscienze di tutti a formarli. A questo ho pensato ieri pomeriggio quando la mia amica mi ha spiazzata. Ma solo dopo ho pensato alla risposta che avrei potuto darle. Sì, perché come me, che utilizzo tutto l’anno lo zainetto con il logo di Trame, ci sono altri centocinquanta ragazzi. Lo zainetto con il logo per me ha un valore affettivo, rappresenta i legami e le amicizie nate nei cinque giorni effettivi del festival. La maglietta è quasi un tatuaggio che mi aiuta a ricordare chi voglio essere nella mia vita.
Io voglio essere una cittadina responsabile, straordinariamente normale, ecco cosa voglio essere.
Io voglio portare ciò che ho imparato nei due anni di volontariato a chi non ha avuto la possibilità di farlo e a chi non ha voluto farlo.
Io sono una tramata, lo sono tutto l’anno, e quando TRAME Festival diventa una famiglia e la scuola ti aiuta a conciliare le tue passioni e i tuoi affetti non puoi che sentirti a casa.
Parlo tanto, ma mi piace ascoltare la musica e le opinioni altrui. Sono una studentessa di Liceo Classico, adoro studiare il passato e osservare le stelle, vecchi filmini di famiglia di milioni di anni fa. Amo i viaggi in treno, la musica nelle cuffiette, il sole, le notti stellate, le persone, la mia terra e il teatro.