Dall’estate del 1845 all’autunno del 1847, il filosofo, scrittore e poeta statunitense Henry D. Thoreau decise di abbandonare la civiltà e vivere in solitudine tra i boschi. Da questo esperimento nacque “Walden ovvero la vita nei boschi” pubblicato nel 1854, in Italia edito BUR. Il saggio venne quasi completamento scritto durante il soggiorno nella capanna costruita dallo stesso autore. Quasi come se fosse un diario di bordo, lo scrittore annota e descrive minuziosamente la sua vita e quella del bosco. Nell’ambiente letterario Thoreau era particolarmente vicino al Trascendentalismo, dal quale però si allontana per elaborare un proprio originale pensiero nel quale egli afferma che la natura è oggetto ultimo della pratica filosofica, fonte di benessere e soluzione esistenziale. Il libro, a mio parere, può essere considerato il “custode” di questo pensiero. Difatti Thoreau riesce, in maniera impeccabile, a rendere il lettore partecipe della vita vera e segreta del bosco.
Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno.
Per Thoreau il bosco non è solo un luogo geografico da poter sfruttare economicamente, ma è molto di più. É una regione segreta che custodisce la più pura, delle filosofie, delle morali, e solo chi è in grado di lasciarsi alle spalle la comoda modernità alle spalle potrà assaporare il nettare dolcissimo che solo la natura è in grado di regalare.
L’autore cerca, con questo esperimento, di fuggire da una società mercantile nella quale non riesce più a vivere e non ne condivide più gli ideali. Egli riesce ad anticipare di quasi 160 anni la condizione dell’uomo: sopraffatto dalla velocità della vita e dai ritmi in continuo mutamento del mercato, non riconosce più se stesso e la vita che lo circonda. Questo mi ha riportato alla memoria il film “Into the Wild” scritto e diretto da Sean Penn nel 2007 e del quale vi consiglio assolutamente la visione.
Il libro si conclude con il ritorno di Thoreau alla civiltà: non solo perché in questi due anni comprende che così in totale solitudine nella natura non si può vivere, ma anche perché, soprattutto, non ha intenzione di percorrere solo questo sentiero che la vita ha da offrirgli e questo secondo me è uno dei più bei messaggi di questo saggio. Nelle pagine finali, l’autore incoraggia il lettore a non sentirsi costretto e legato a percorrere un solo sentiero nella vita. Lo esorta a prendere quante più strade possibili per vivere e capire a pieno la propria vita.
“Walden ovvero la vita nei boschi” sicuramente non è una lettura facile anzi, qualche volta, si ha una certa difficoltà nel trovare la voglia di andare avanti. Ma come accade nei percorsi boschivi, una volta superate le difficoltà, la vista e – in questo caso – la lettura sarà in grado di lasciare senza fiato e senza parole.
La superficie della terra è morbida, atta a ricevere l’impronte dei piedi umani; così sono i sentieri che la mente percorre. Come devono essere logore e polverose le strade maestre del mondo, e quanto profondi i solchi della tradizione e della conformità. Io non desideravo fare un viaggio in cabina, ma stare davanti all’albero maestro, sul ponte del mondo, e vedere più distintamente la luce della luna fra le montagne. Adesso non ho nessuna voglia di scendere sotto coperta.
t.
Per paura e timidezza verso me stessa evito ogni forma di descrizione: interiore ed esteriore. Scrivo in gran segreto per mettere in ordine pensieri e sentimenti confusi e per riprendermi da notti insonni.