Donne “dai sentimenti contrari al regime”. Sono 27 le storie raccolte dallo storico e giornalista cosentino Matteo Dalena nel libro-inchiesta Puttane antifasciste nelle carte della polizia (Ilfilorosso, 2017), 27 le donne schedate nel Casellario Politico Centrale dal 1927 al 1942 per aver insultato Mussolini e manifestato idee ritenute sovversive.
Se durante il Ventennio le pene per l’offesa alla pubblica moralità riservate alle prostitute erano relativamente blande, manifestare opposizione al regime poteva al contrario costare l’ammonizione giudiziale, con forti privazioni della libertà personale, il confino di polizia o ancora il ricovero in manicomi e sifilicomi.
“Carogna Mussolini, per colpa sua, voialtri ci arrestate!”
Adele, 29 anni, arrestata a Genova il 28 marzo 1927
Donne che non rispondono ai canoni fascisti di mogli solerti e madri prolifiche e operose, per loro è necessario stabilire una qualche forma di demenza, di solito stabilita su criteri lombrosiani; “donne contro”, ribelli due volte, per citare un recente libro di Martina Guerrini (Casa Editrice Zero in condotta, 2013).
“rozze, immorali, sifilitiche, prive di beni da esporre sotto i raggi del sole”
Su queste storie oscure fa luce l’inchiesta di Dalena, che sarà presentata martedì 29 agosto alle ore 18.00 presso la sede del Parco Letterario Storico e Paesaggistico di Adami di Decollatura (CZ). Insieme all’Autore interverranno Corrado Plastino, presidente della Sezione Intercomunale A.N.P.I. del Reventino, Maria Pina Iannuzzi, presidente provinciale A.N.P.I. Cosenza, e Pamela Stranieri del Comitato Provinciale A.N.P.I. Catanzaro.
Chi erano le “puttane antifasciste”: Francesca, Agnese, Emilia, Palmira, Filomena, Maria, Celestina, Giuseppa, Emilia, Francesca, Romana, Michelina, Giovannina, Francesca, Paolina, Grazia, Anunziata, Irma, Vittoria, Adele, Maria, Cecilia, Candida, Cunegonda, Teresa, Italia, Libera.
Archeologa. Bibliofila. Abibliofoba. Lettrice vorace, scrive fin da quando è in grado di farlo, ma declina puntualmente la responsabilità di spiegare i contenuti, con l'elegante pretesto che "la penna ne sa di più di chi scrive".