CASTAWAY ON THE MOON di Lee Hae-Jun (2009)
La forza del cinema coreano è quella di riuscire, anche in un momento di crisi a tutti i livelli come quello dei tardi Anni Zero, a garantire comunque una manciata di film all’anno destinati a non essere dimenticati. Castaway on the Moon appartiene senza dubbio alla categoria e non potrebbe andare diversamente con un soggetto simile, uno dei migliori del decennio: un impiegato rovinato economicamente e psicologicamente finisce (non sveliamo come) sull’isoletta Bamseom. Minuscola, verdeggiante e disabitata, si rivela in un primo momento come una prigione, Mr Kim non sa nuotare e ha il cellulare scarico, quindi non ha modo di andare via.
Unica ad accorgersi di questo “naufrago di città” è un’anima altrettanto sensibile e altrettanto aliena(ta), la hikikomori Ms Kim, reclusa volontaria da tre anni per sfuggire a una società – in particolar modo quella coreana – ormai maniacalmente basata sull’immagine e sulla perfezione estetica.Due solitudini destinate a incontrarsi e a trasformare quella che per quasi un’ora è un’irresistibile commedia grottesca in un dramma in cui l’amore sembra metterci lo zampino.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".
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