Dopo 45 anni Victor Jara, poeta e cantautore cileno, ucciso dopo il golpe di Augusto Pinochet ottiene oggi giustizia. Gli assassini sono 9 ex militari in pensione, della allora nascente dittatura fascista di Pinochet, di cui 8 condannati a 18 anni di reclusione ed uno a 5 anni per essere stato complice dell’omicidio a Jara, che allora aveva soli 40 anni.
Leader dei Cuncumén, negli anni ’60 aveva influenzato cantautori di tutto il mondo. Era il poeta dei poveri, i suoi versi raccontavano la fatica e il sudore di uomini e donne, fra i mestieri più duri. Le sue canzoni erano un inno alla libertà, alle pari opportunità, alla bellezza. Victor Jara era la voce degli ultimi, quelli che abitavano una terra compressa dalle logiche della guerra fredda, la voce di quei contadini analfabeti che non sapevano parlare, ne scrivere, quindi neanche difendersi. La sua era una politica scomoda per il potere dittatore dell’epoca.
Punto di riferimento importante del partito comunista cileno, Jara era per gli altri, per i gruppi di estrema destra, un vero e proprio sovversivo.
Nonviolento, non tollerava il sopruso, le ingiustizie, e fino alla fine, fino all’ultimo respiro la poesia lo ha guidato con coerenza e passione a scrivere una pagina di storia triste e indimenticabile.
L’idolo cileno, seguito da Bob Dylan e altri cantautori americani che avrebbe, così, fatto carriera, fu assassinato subito dopo il Colpo di Stato dell’ 11 settembre 1973, data in cui Pinochet bombardó il Palazzo presidenziale di Allende.
Lo stadio di Santiago, in cui Victor Jara era solito suonare diventó un campo di detenzione, in cui trasferire con violenza gruppi di giovani militanti, comunisti, socialisti, e sindacati. 5000 in totale.
“Canta bastardo” gli disse il militare prima di ucciderlo.
E Victor prese in mano il canto di libertà di Sergio Ortega, “Venceremos”. Prima di ucciderlo, gli spezzarono i polsi.
Oggi, oltre ai 9 condannati responsabili della sua morte, la sua poesia composta da quei polsi continua a vivere in tutto il mondo.
Somos cinco mil aquí
en esta pequeña parte la ciudad.
Somos cinco mil.
¿Cuántos somos en total
en las ciudades y en todo el país?
Sólo aquí,
diez mil manos que siembran
y hacen andar las fábricas.
Cuánta humanidad
con hambre, frío, pánico, dolor,
presión moral, terror y locura.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".