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Terribile è il disgelo

Terribile è il disgelo, quando non sei qui. In questo posto, intendo, che non hai idea quanto mi abbia ossessionato dopo quel giorno. Proprio qui, su questa spiaggia che in inverno puzza da cani, per il selciato grigio su cui abbiamo scommesso i nostri silenzi migliori, quelli che nascono dalla incredulità, non dalla stanchezza. Ricordi quando facevamo finta di bisticciare per decidere quale fosse la stagione migliore di tutte? Non era solo un gioco sull’alternanza o, magari, il potersi esprimere nel proprio significato di ‘estate’, ‘autunno’, ‘inverno’, ‘primavera’, cioè nei motivi che ritenevamo di avere per preferire una stagione anziché un’altra. Erano vere e sciocche elucubrazioni sulla oggettività del mondo, l’illusione degli innamorati, insomma, di avere il mondo intero ai propri piedi. Tu parteggiavi sempre per il primo disgelo, quello che è ancora pieno e bianco inverno; io per l’autunno, con le sue dolcezze difficili e il suo mare ancora tiepido. Non che non apprezzassi pure io le belle e gelide mattinate di febbraio, o il levarsi del sole, incredibilmente caldo e superbo, dopo la dura grandine – non piace veramente a nessuno, quella –, è solo che i miei autunni non erano ancora la fine del mondo.

Sta per venirmi incontro il cane dell’altra volta, quel randagio che di punto in bianco, durante la mia passeggiata, stava per saltarmi addosso imbufalito. Non faccio alcun movimento, stavolta, me ne sto fermo e fintamente imbambolato a fissare l’orizzonte attraverso la solita altalena solitarie. Ricordi quando ci siamo appartati là in mezzo? Era notte fonda, e non trovavamo altro modo per fare la pace. La palla di pelo si è fermata a due passi. Non riesco a far finta di nulla e, come a parare d’istinto un altro suo attacco a tradimento, giro nervosamente il collo per guardarlo negli occhi. Non capisco le sue intenzioni. Io le intenzioni dei cani non le capirò mai. Infila il naso, nero e sporco, sulla sabbia. Annusa qua e là. Poi, quasi non abbia davanti a sé anima viva, va via in una corsetta sbilenca.

Oggi è stata una calda giornata di febbraio: i bulbi dei gigli marini staranno già fremendo per la loro prima foglia madre, il nero della sabbia tormentata dalle piogge si è schiarito sotto un bel sole, e tante altre cose, tante altre piccole cose che fanno la fortuna di un posto come questo. Volto le spalle al mare e, prima che faccia tramonto, vado via. È terribile il disgelo, oggi che non sei qui con me.

Foto: Valentina Procopio

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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