È iniziata la terza e ultima giornata del “Reading” e il mio cuore già si adombra un poco vedendo così vicino il momento dei saluti; è un Festival, questo della lettura, ormai fin troppo familiare: nel senso, proprio, che qui mi hanno trascinato all’interno della loro “famiglia” cosicché, mentre guardo Stefania, Ida, Gaspare, Paride e gli altri fare avanti e indietro ad accogliere, spostare tavoli e sedie, risolvere gli imprevisti dell’ultimo minuto sempre con un sorriso, mi risulta impossibile averli conosciuti solo da qualche giorno.
Al di là del lavoro, dell’aiuto, degli ospiti, della buona o meno riuscita di questo o di quell’evento, aver conosciuto queste splendide persone è come aver scoperto un enorme tesoro. Un tesoro che porterò a casa, con me, a garanzia e copertura dei giorni duri, dell’inverno che verrà.
Intanto, però, abbiamo già iniziato: ci siamo spostati in uno degli angoli del Chiostro, al coperto, per poter proiettare già nel pomeriggio. Il primo momento è con quel capolavoro de “La notte di Natale” di Vincenzo Padula, quel Padula ancora troppo poco considerato da noi calabresi e che invece meriterebbe di essere riscoperto, riletto, studiato. Della “Notte”, sotto impulso della Fondazione a lui intestata, qui presente, e del comune di Acri, l’editore specializzato per l’infanzia, Coccole Books, ha restituito una meravigliosa e commovente edizione illustrata magistralmente da Lucia Scuderi. L’attrice Laura Marchianò – eccezionale – legge i versi nel bel dialetto di Padula: una musica.
Subito dopo c’è già Vincenzo Filosa, dirompente, energico, anarchico a tratti, e ha il suo fumetto alle spalle, proiettato, le tavole de “Il Saraceno” (ed. Rizzoli), una storia importante e strapiena di motivi, di denunce, di sogni, di idee, di riflessioni, da Crotone, dalla profonda Crotone, con uno stile del tutto peculiare. Non poteva essere altrimenti per un autore come lui, traduttore, curatore, insegnante e poi… estremamente simpatico!
Ed ecco che arriva Dario, è pronto per una coinvolgente lettura de “L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi. Gangemi è già pronto, in un bel dialogo con Gaspare, dice la sua su un libro che ha ormai riscosso un certo successo, una nuova visione, la sua, su Ettore Majorana, fedele alla realtà storica dei fatti, alle inchieste che susseguirono la sua scomparsa, ma perfettamente “contemporaneizzato” nelle tensioni, nell’immagine, nella cultura che ne è conseguita. Dario legge, una lunga lettura, interpreta tutti e sette i personaggi che nel romanzo prendono voce. Comincia a far buio. Inizia la sera, l’ultima sera del Reading.
Prima della pausa cena – quanto mi mancheranno i piatti preparati dalle signore dell’Università della Terza Età, e che belle che sono! Una, Rosaria, mi ha commosso chiedendomi di scattarle una fotografia abbracciata a un albero – arriva Elisa, la mia sorella di poesia, la mia amica, Elisa Longo con la sua silloge “Sanasàna” con cui sta dimostrando – ed io lo sapevo! – tutta la qualità del suo sentire, del suo sentimento, di tante cose che non si possono spiegare se non nel magico spazio tra i versi. L’accompagna, mentre legge, un altro amico, Giorgio Caporale, eclettico chitarrista con il quale veramente lavorare diventa un grande piacere: i suoi sono dei veri e propri paesaggi sonori che ti trasportano su altre dimensioni, ti fanno “entrare” o ti fanno “uscire”, dipende da cosa ha bisogno la nostra anima.
E infine, mentre già preparo le valigie e i bagagli per il ritorno a casa, parte la musica delicatissima dell’ensemble “Graziosi Ardimenti”, clavicembalo (Donatella Chiodo), viola da gamba (Fausto Castiglione), traversiere (Sabrina Donato) e voce soprano (Francesca Donato) riecheggiano in tutto il Convento di San Francesco di Paola, e mi accompagnano nei saluti. A mezzanotte è anche il compleanno di Ida, ed io faccio veramente fatica ad andar via prima.
Questa nuova e bella famiglia mi ha conquistato: è una famiglia che innanzitutto fa dei libri una delle proprie ragioni di essere, che crea vera e concreta socialità, che educa alla lettura, all’ascolto. Che è unita. Con tutti i dubbi, le perplessità, i dialoghi, gli scontri, gli incontri che rendono davvero “vive” tutte le famiglie. “Siamo vivi finché facciamo queste cose” ci ricordiamo con Ida, come se fosse necessario ricordacene. Per me lo era, è diventato negli ultimi tempi un obiettivo quotidiano: ricordarmi di fare, ricordarmi di essere vivo. Da domani, la mia memoria sarà un poco più salda. Grazie.
Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)