Festival della Lettura “Reading” | Il mio primo giorno

È iniziata ieri la nuova, l’ottava edizione del Festival della Lettura – Reading, qui a Casali del Manco, tra un convento e l’altro, dove la Presila cosentina dispiega tutte le sue bellezze e i suoi luoghi magici. Di una magia che pare provenire davvero da un altro mondo, quello lontano dai clamori e dai “clangori” della città. Qui, pure con i libri, gli ospiti, gli artisti, le mostre, il food, nulla potrebbe essere più diverso dai comodi salotti culturali. Qui è la vera comfort zone, se il conforto di cui si ha bisogno è principalmente quello di una intera, piccola comunità. Ma un conforto “attivo”, che riattiva cioè la pace dello stare con le persone e rendersi utile, passare all’azione, per uno scopo preciso.

 

Maria Giovanna Rullo (e grazie all’amica Dora Ricca) legge “Disegnare sui muri: la storia di Keith Haring”

Lo scopo del Reading è quanto mai dichiarato: la lettura ad alta voce, nel bellissimo Chiostro del Convento di San Francesco di Paola (a Pedace) è entrata subito nel vivo con Maria Giovanna, della Libreria Juna – libreria per ragazzi attivissima in laboratori e attività per i più piccoli – che ha letto di Keith Haring e del suo “Disegnare sui muri”. Un’esplosione di colori, tanto per cominciare.

Giovanni Mazzei e Francesca Tropea in “Franco Costabile: un’ansia d’amore”

Giovanni e Franz, poi, che sono venuti a trovarmi direttamente da Lamezia, hanno riproposto qui il loro reading su Franco Costabile, “Un’ansia d’amore”, in omaggio al poeta di cui sta ricorrendo il centesimo anno della nascita, anzi, il “compleanno”, come ricordava Giovanni. Esce fuori, dai versi più noti e anche da alcuni meno conosciuti, tutta la poetica, intrisa di Calabria, del nostro più grande poeta. E qui, fra le commoventi mura affrescate del Convento, riecheggiano quelle parole quasi ravvivando l’antica vita, e gli antichi dolori, di tutto un territorio, complici anche i profondi stimoli suscitati da Gaspare, il nostro direttore artistico, che interroga con intelligenza Giovanni e Franz.

Antonio Grosso e Antonella Perrotta nel reading di “Malavuci”

Antonella Perrotta ha poi sbalordito, insieme al maestro Antonio Grosso, eclettico e appassionante all’organetto e alle percussioni, interpretando con veracità le pagine del suo romanzo, “Malavuci”, e così è iniziato il crepuscolo, tra le storie di San Zefiro, anno 1919, luogo a tratti fiabesco, a tratti grottesco, a tratti neorealista: un caleidoscopio di voci e di personaggi che ti chiedono urgentemente di ascoltare la propria storia.

Pierluigi Ciambra nel suo reading fotografico “Lullaby and last goodbye”

Un momento veramente magico, più tardi, con il “reading fotografico” di Pierluigi Ciambra, fotografo palermitano che ha coinvolto direttamente il pubblico. Da seduti, ci siamo tutti alzati per avvicinarci, in un cerchio sommesso, attorno al suo tavolo “autobiografico”. È una vera e propria autobiografia, infatti, il suo libro “Lullaby and last goodbye”, un lavoro toccante e mai fine a se stesso, perché partendo dalla propria storia familiare – un filo che unisce suo padre alle sue figlie per mezzo della sua arte – universalizza il proprio punto di vista sul mondo.

Tante, tante cose buonissime preparate con sapienza dall’Università della Terza Età “Ilde Turco Dodaro”

È giunta poi la pausa ristoro: e che ristoro! Qui le signore dell’Università della Terza Età si sono veramente superate, in un banchetto ricco di piatti tipici, ed è ciò che, ancora, rimane tra le identità nostre più solide. Perché c’è dietro la comunanza, la solidarietà, il sostegno reciproco, e tante altre cose ormai in via di estinzione che si manifestano poi nel singolo piatto: nella singola frittata di pasta, voglio dire, nelle singole melanzane ripiene, nella singola fagiolata, e così via. Qui ci si scambiano sorrisi mentre si mangia e si beve insieme. Si scambiano le prime impressioni sull’avvio del Festival, i primi dubbi, i primi consigli su come migliorare questo o quello. Ma si è innanzitutto felici.

Il reading del Nucleo Kubla Khan, qui Andrea Napoli

Nella chiusura del primo giorno, la poesia e il teatro hanno fatto irruzione: ma se vogliamo un po’ entrambi quasi all’unisono. Prima i ragazzi e le ragazze del Nucleo Kubla Khan, storici nel territorio cosentino, che finalmente ho il piacere di conoscere dal vivo. Ci leggono le loro opere, alcune in versi, altre in prosa, alcune su morte, altre su guerra, e poi la fine, l’amore, tra le righe, che si scorge, una certa inquietudine di vita, un dolce grido di presenza. E altro, altro ancora.

Carlo Gallo presenta il “Jukebox della poesia”

Infine, Carlo Gallo, l’attore, l’amico, che da Crotone è giunto con un gruppo di ragazze, ben otto, attrici non professioniste, ma studentesse “della poesia”, allieve di laboratorio, lettrici provette, autentiche, sensibili. I versi letti danno i brividi, e la performance è già in atto, con Carlo che stimola il pubblico per una sorta di “Jukebox della poesia”, e queste donne, queste fantastiche donne che ci danno la buonanotte con dolcezza.

Tutto ciò di cui si aveva bisogno, dico io, era solo un poco di Poesia. Meglio se letta insieme, ad alta voce.

Vive a Lamezia Terme, legge e scrive dove gli capita. A tempo perso si è laureato in Beni Culturali e in Scienze Storiche, a tempo perso gestisce il blog Manifest e a tempo perso è responsabile della Biblioteca Galleggiante dello Spettacolo del TIP Teatro. Di fatto, non ha mai tempo. Ha esordito nel 2023 con il romanzo "Al di là delle dune" (A&B)

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