Sogno un paese dove la figlia di un boss non debba sentirsi obbligata ad affiliazione

Non c’è mattina in cui non ti svegli senza notizie di arresti, associazioni mafiose, processi per ‘ndrangheta ecc. Allora fuori c’è il sole, ma l’immagine del luogo in cui vivi è terribilmente cambiata e tu lo sai, lo sai da sempre, ma in quei secondi ne prendi più consapevolezza.

Vedi l’enorme sforzo della direzione distrettuale antimafia, quella in cui sognavi di lavorare da bambina, quando i sogni erano libellule, portare avanti un duro lavoro, e vedi anche che un plauso non basta; e c’è la ‘ndrangheta, quella che si potrebbe definire il male e pure se ogni giorno le sottraggono uomini e alleati, appare sempre come un mostro gigante da estirpare. Dov’è il mostro? Nelle coscienze, nella contiguità di cui è fatto il modo di vivere del calabrese, nel suo dna oserei dire alla maniera di Sciascia. Quando sei tra amici e hai difficoltà ad ascoltare certi ragionamenti, provi a dare risposta ma sei limitata, tutto è limitato, sei impotente, ma quei ragionamenti continuano la loro trasmissione, vanno avanti, scorrono come il sangue nelle vene, si ricompongono anche fra i giovani di domani.

“Tutti pagano il pizzo in questa città” dunque? A questa osservazione cosa proponi di alternativo? “Forse non è vero”, oppure, “ma non è giusto”, “bisogna ribellarsi”. La nostra terra si è ridotta a un oggetto telecomandato dal potere da molto tempo e ancora per molto tempo. Nicola Gratteri, nuovo procuratore di Catanzaro, ricorda che oggi la ‘ndrangheta è insediata nella classe dirigente, è in mano al potere politico, al potere mediatico, agli editori di grossi giornali, è nella borghesia, tra certi intellettuali, negli ospedali. Un’affermazione però, direi, molto più che storica, se si pensa alla Calabria del primo e del secondo dopo guerra descritta da Corrado Alvaro. Anche allora, la ‘ndrangheta andava oltre il pastorello, ed era già presente fra gli onorevoli. Pensare a tutto questo, ripercuotersi nelle coscienze, e alla sua lunga durata nel tempo, alla corruzione e/o corruttibilità, è certamente un dato molto triste. Ovunque volgi lo sguardo vedi indici di corruttibilità, perché tanta é la sete di potere, di successo, di soldi facili e sporchi. L’uomo non è più in grado di stare da solo con sé stesso, necessita di grandi spazi con dentro associazioni di associazioni, di movimenti. Il solo dinamismo che può dargli soddisfazione è il ‘comando’, la prevaricazione.

[quote]Allora siamo tutti mafiosi nella misura in cui predomina il nostro sguardo sull’altro. Di contro a chi si azzarda nel dire che la mafia non esiste, sento invece di ribadire il concetto per cui, questa, esiste, e ne facciamo tutti parte in un’ottica di pensiero corrotto. Ne siamo coperti, di merda, fino al collo. Ma, o non ce ne accorgiamo o non facciamo nulla per scrollarla via di dosso.[/quote]

Non riesco a più a capire qual è il mio sogno, di sicuro so di non voler più fare il magistrato. Forse non bastano e non basteranno mai gli arresti, e sarà sempre uno strappo fagocitato da altro strappo, seguito da altri nuovi anelli della stessa catena. Perché fin quando il calabrese non avrà fatto i conti con la propria coscienza su ciò che è ‘giusto’ e ciò che è ‘sbagliato’, ne avrà una totale confusione che lo porterà con tanto di vulnerabilità a peccare. Se prima dell’inasprimento del 41 bis non si prova a parlare di ‘cultura’  i figli e le figlie dei boss finiranno per odiare il 41 bis perché sentiranno parlare solo di quello fino alla nausea. A questi figli, che dovrebbero essere (ma voglio sognare di no, almeno non in tutti i casi) i boss di domani, chi l’indirizza all’utilizzo di nuove formule di quotidiano? Chi impartisce loro nuovi termini, chi ha il coraggio di avvicinarsi anche solo col pensiero, per distrarli, per far capire che c’è qualcosa che va oltre? Forse è solo una partita persa, lo so. Mi piace a volte parlare ad alta voce, che il silenzio è merda come chi compie certe azioni.

[quote]Sogno un paese dove domini il rispetto ma anche l’effettivo esercizio dell’art 27 della Costituzione italiana. Sogno un paese senza pregiudizio verso un collaboratore di giustizia. E tanti giudici, che sulle orme di Falcone, diano partecipazione e dignità all’interrogatorio. Sogno un paese dove il figlio di un boss non debba sentirsi obbligato a proseguire la strada della violenza, che al posto di una pistola ci sia per lui la voglia di imparare a ballare, a cantare, ad amare. Un paese dove la figlia di un boss non debba sentirsi obbligata ad affiliazione. Un paese dove Antimafia possa chiamarsi in un altro modo, col nome di un fiore, ad esempio, e possa assumere autenticità, valori condivisi da tutti. La verità e la giustizia sono cose che hanno a che fare, prima ancora che con un libro di diritto, prima ancora che con le sanzioni, prima ancora che con l’apparato giurisdizionale, con la ‘coscienza’, con la voglia di conoscere se stessi in maniera approfondita.  Quello che certe donne del Sud, conservano dentro, come una maledizione, di cui ad un certo punto si stancano e decidono di spogliarsene. Sogno tante di queste donne, mettersi insieme, ribellarsi, e tanti uomini prendere il loro esempio. Oggi il sogno è fatto di cultura. Si riesce a toccare, seppure con molta fatica, ma ha bisogno di condivisione.[/quote]

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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