Ti consiglio un libro: Alce Nero parla. Storia di un uomo e del suo popolo

L’etnologo norvegese, John Neihardt, nel 1930, dopo anni passati a conoscere le tribù indiane dell’Ovest e del sud Ovest, riuscì ad avere un incontro con un vecchio stregone Sioux Oglala, Alce Nero, cugino del famoso Cavallo Pazzo.

Alce Nero, vecchio e semicieco, disse all’uomo di ripassare in primavera, quando sarebbe stato propizio, per lui, parlare della sua vita e del rapporto con gli spiriti.
L’uomo bianco tornò in primavera, e Alce Nero era lì, nella riserva di Pine Ridge,nel Dakota, pronto ad attenderlo.
Così anche noi, oggi, abbiamo il privilegio di potere leggere quell’incontro e quella straordinaria esperienza umana, grazie alla casa editrice Adelphi, che ha fatto davvero un’edizione meravigliosa, condita dai disegni delle visioni di Alce Nero, realizzate da un altro vecchio Sioux, Orso in piedi.

Alce Nero vide molte cose, fin da bambino, ed è assolutamente impossibile, nonchè profondamente ingiusto, fare una recensione “classica” di questo libro, perchè come si può recensire l’animo umano, le visioni trascendenti, la tragedia di un popolo, le menzogne dell’uomo bianco e lo scontro tra natura e rapacità?

Come si può recensire la Danza degli Spiriti, e il massacro di Wounded Knee?

Un’impresa impossibile, nella quale non voglio imbarcarmi.
Quello che voglio invece trasmettervi, nella speranza di incuriosirvi, è questo: Alce Nero parla di sè, ma solo in apparenza, perchè la sua vita speciale, segnata dall’incontro con ciò che è più grande dell’uomo, gli ha permesso di vedere gradi cose, commettere grandi sbagli, ed essere testimone attivo di grandi tragedie.
E tutto questo, nel periodo di tempo che va dagli otto ai ventisette anni. Un peso enorme da sopportare, per qualsiasi ragazzo, figuriamoci per uno a cui è stato strappato tutto.
“L’albero della nazione è morto”, ripete più volte il vecchio Oglala; eppure, le pagine finali regalano una grande speranza, mentre le lacrime e la pioggia sommergono il Sioux.

Alla fine, infatti, torna il sereno, e la nazione indiana può ancora vivere.

Il 2016 lo ha testimoniato, con la lotta dei Sioux per la loro terra sacra.

Forse, allora, Alce Nero non ha lottato e vissuto invano, e l’albero può ancora fiorire.

Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.