La Speranza della foresta- prima parte

C’era una volta…. Ah, quale gioia poter scrivere questa frase! Non sapete quanti rischi sto correndo, con tutti quei Veloci che sfrecciano qua in giro attorno al bosco. Se mi vedessero seduta per terra, con una penna in mano e un foglio bianco- “ruderi lenti di un mondo morto”, già li sento gridare- potrebbero arrestarmi, e se si accorgessero che sto iniziando a scrivere una storia potrei finire nelle Case di Centrifuga, quelle terribili prigioni nelle quali ti costringono a diventare Veloce.
Chi ne esce non è più lo stesso, le sue emozioni sono morte e sepolte: diventa un Veloce, rapido, efficiente, imperturbabile, sempre sorridente e sbrigativo.
Io però amo ridere, correre, rotolarmi nell’erba, leggere, chiudere gli occhi e assaporare il profumo dei fiori.
Non mi prenderanno mai, e io potrò raggiungere la Valle dei Perduti, so che tanti sono andati là! Sono nata in questo bosco, e non conosco altro luogo, ma non ho paura di partire, perché LORO hanno incendiato quasi tutti i boschi, trasformato la Foresta Incantata in un grande parcheggio Rapido, e tutto lì è di metallo. L’Uomo di Latta ha tradito tutti noi, ed è diventato il Presidente dell’Associazione Parcheggi. Ora non ha più bisogno di olio contro la ruggine, adesso ogni cosa è di metallo, e la sua pelle metallica luccica, lui se ne va in giro a petto in fuori e ha guadagnato un sacco di soldi.
Mi sono avventurata fuori dal bosco, e sono riuscita a non farmi vedere: vanno tutti così veloci che non si sono accorti di chi va piano: noi Lenti siamo invisibili, o quasi.
Avrei voluto fare qualcosa, contro quel traditore dei Lenti, del Popolo delle Fiabe… ma non ne valeva la pena. Come diceva sempre L’Uccel Bel Verde, la cui voce è stata spenta per sempre, “inutile combattere con chi ha scelto un’altra strada. Ognuno deve scegliere la sua”.
“Vattene, finchè sei in tempo; raggiungi coloro che si sono salvati”: queste erano state le sue ultime parole, quando lo avevo trovato, con una delle sue bellissime ali blu spezzate, ormai prossimo alla morte, nei pressi del limitare del bosco. Le Guardie Rapide gli avevano sparato, così per gioco, e lui se ne stava lì, solo e abbandonato. Piansi a lungo tenendomelo stretto tra le braccia, e giurai che, quando avessi raggiunto la Valle, avrei raccontato la sua storia a tutti, affinchè nessuno lo dimenticasse.
Siamo rimasti in pochi, i Veloci stanno vincendo, guidati dal Re dei Veloci, quel maledetto ragazzo crudele dell’Isola che non c’è, che vuole trasformare il nostro mondo nell’esatta copia di quella Londra che ama visitare e nella quale si diverte crudelmente; molti l’hanno ascoltato, e la rovina è giunta di colpo.
Ma io non mi lascerò prendere.
Per questo ho iniziato a scrivere l’inizio di una Fiaba: per trovare il coraggio di partire, devo richiamare alla memoria le grandi imprese del passato, le lunghe marce verso fortuna e felicità, quando il nostro mondo andava piano, sano e lontano. Sono sicura che avrò fortuna anche io, se parto come quelle grandi eroine e quei grandi eroi.
Parto; e man mano, durante il viaggio, riscriverò la storia dell’Uccel Bel Verde, in modo che non si perda.
Perché io, Speranza, figlia di Giuanìn senza Paura, non temo il viaggio, solo l’ombra di quella gente terribile che distrugge il mondo con la sua maledetta velocità.
Avanti piano, con coraggio e lontano: la Valle dei Perduti mi attende!

Ho solo una bisaccia con me, e un mantello per coprirmi le spalle; l’aria è sempre più calda, nel nostro mondo, ma quando meno te lo aspetti arrivano delle piogge devastanti che ti possono trascinare via, quindi meglio coprirsi e sopportare il caldo.
Cammino e cammino, e non c’è anima viva. Alcuni se ne saranno andati nella Valle dei Perduti, ma ignoro chi siano; e non so se tra loro ci siano i miei amici di sempre: la coraggiosa Testa di Bufala, lo spericolato Jack che si arrampica sui fagioli magici e Fantaghirò, colei che qui chiamiamo Persona Bella, perché non c’è dama più nobile e coraggiosa di lei.
Vorrei che fossero qui con me, perché se viaggiare e andare incontro ad un’avventura è bello, ancora meglio è farlo in compagnia; non si sa mai cosa può accadere lungo la strada, e se ti trovi da solo a volte si può correre dei grossi pericoli.
Ma bando alle tristezze! Io sono la figlia del Senza Paura, e devo dimostrarmi degna di lui; inoltre, come diceva sempre l’Uccel Bel Verde, lungo la strada puoi incontrare amici inaspettati. Basta tenere gli occhi aperti e saper guardare!

Lontano si odono degli strani rumori. Grida, battere di martelli, rombi assordanti, esplosioni: sono i Veloci che lavorano alla costruzione della Grande Strada di Metallo che dovrà, secondo le intenzioni del maledetto Pan, spazzare via tutte le inutili foreste intricate e rendere la strada “ampia e spaziosa come il cielo”.
Lui pensa solo a volare, e sono sorti negozi e negozi di Polvere Magica, e tanti mercanti si sono arricchiti, vendendo polvere vera, ma anche polvere falsa; così tanti creduloni si sono schiantati al suolo, credendo di volare… quei due Gnomi così felici di avere finalmente tra le mani la Polvere riversi a terra senza vita dopo una caduta terrificante da quel tremendo strapiombo in cima alla Collina delle Lepri è una visione che non dimenticherò mai.
La gente impazzisce, se tu le prometti magie bellissime a poco prezzo…. Sono così prudenti su tutto, ma quando ti investono con promesse esagerate sono disposte a credere ad ogni cosa.
Beh, io non ci sono cascata: mio padre, prima di andarsene, mi ha insegnato tante cose, e ha dovuto farlo per due, visto che la mamma è morta nel darmi alla luce; e io adesso farò tesoro della saggezza che Giuanìn il Senza Paura mi ha donato.
Saggezza, ma anche voglia di essere liberi: lui stesso abbelliva i miei capelli castani con le foglie della Foresta Incantata, e assieme camminavamo per i boschi, alla ricerca dei nostri amici, incuranti degli sguardi di disapprovazione dei Sette Nani, diventati noiosi col passare degli anni: per loro, se tu non sei vestita con un lungo mantello azzurro e un cerchietto rosso sulla testa, non sei una ragazza normale.
“Non curarti di loro- mi diceva il babbo- sii fiera della tua pelle ramata, dei tuoi capelli scompigliati e della tua voce lenta: perché sei ancora un essere umano, mentre loro a furia di lavorare in quella dannata miniera anche quando non c’è proprio nulla da estrarre, hanno dimenticato che cos’è la vita. Tu saprai sempre vivere, piccola mia; e in questo mondo sempre più veloce potrebbe essere la tua salvezza. Goditi la tua lentezza!”.
Sospiro, e mi fermo accanto ad un albero, chiudendo per un attimo gli occhi. Cerco di farmi tornare alla mente il volto del babbo, perché mi sono accorta che la morte è così forte che rischia di farci dimenticare coloro che ci porta via, se noi non pensiamo a loro spesso. E il babbo è morto in una maniera così assurda, lui che aveva compiuto tante imprese senza paura.
Ha visto la sua ombra, ed è morto di paura. Cosa può esserci di più brutto, per un eroe, che andarsene così?
Ma il suo ricordo è vivo dentro di me, e il suo volto non è sbiadito, ma ben presente alla mia mente; e sento che la sua mano mi sta tenendo forte, come faceva in vita, e mi sta guidando in questo viaggio.
Mi rimetto in cammino. La strada è lunga, e non so dove sia la valle; ma nelle grandi storie si dice sempre che andare a sud , prima o poi, qualche novità la porterà.
E così proseguo, avanti e avanti, verso sud.

La Foresta è finita, e provo un po’ di paura. Sono vissuta sempre là dentro, e quelle fronde sono state per me come una rassicurante coperta, che mi ha salvato dalle brutture del mondo fuori; anche se la Velocità si è mangiata quasi tutto il mio mondo, sapere che la mia Foresta, a differenza di quella Incantata, non è stata avvelenata né conquistata è sempre un balsamo per il cuore.
Ma la sua fine non tarderà, mi dice un pensiero forte e chiaro in fondo all’anima: Pan e i suoi seguaci si prenderanno tutto quello che se ne sta immobile ad aspettare il destino.
E allora, forse il mondo fuori sarà meno terribile di quel che sembra, se può condurmi verso la Valle dei Perduti e la libertà!
Alzo lo sguardo, e davanti a me scorgo il grande Campo di Grano, che appartiene al mago di Oz…. Almeno in teoria, perché lui non si trova più lì. Quell’uomo ha sempre amato ingannare gli altri, e Dorothy lo sa bene, lei stessa ha rischiato di rimanere beffata dai giochetti di quell’uomo sempre sorridente.
Ma adesso i suoi giochetti lo hanno portato lontano, come mi ha raccontato un giorno l’Uccel Bel Verde: Oz è stato conquistato dalla Velocità, ed è diventato il Mago dei Teatri Rapidi, quegli spettacoli magniloquenti e spreconi che nella Città di Smeraldo si svolgono ogni fine settimana. Ogni sabato Pan e la sua truppa fanno visita alla Città, e il Mago organizza quegli spettacoli per accogliere il Presidente Veloce, e tutto sulle spalle dei cittadini. Tasse su ogni cosa, a parte la propria esistenza, e Pan vi assiste sempre con quell’arrogante sorriso stampato sulla faccia, mentre danzatori, danzatrici, ballerine e ballerini- tutti assunti senza essere pagati- ruotano, corrono, fanno piroette. Senza un perché, un motivo o una storia, mentre il pubblico applaude senza sapere che cosa stia guardando.
Il mondo della Velocità è così. Si fa ogni cosa, senza sapere perché lo si faccia.
Oz è felice di tutto quel casino organizzato, la gente paga i biglietti, che costano tantissimo; e lui è aumentato di peso, e non sta più nei suoi vestiti. Chi ha tanti soldi mangia parecchio… forse è per questo che io sono così magra. Non ho un soldo in tasca, ma meglio essere povera che vendermi a Pan e alla Velocità, che ti uccide e spegne ogni gusto per la vita.
Meglio non pensare a tutto questo. Adesso attraverso il Campo di Grano, e….
Mi fermo, sconvolta dall’orrore. C’è qualcuno, nel centro del campo, ed è appeso ad una croce.
Mi avvicino, turbata e sconvolta, mentre il cuore mi batte all’impazzata.
Sono sotto la croce, adesso , e alzo lo sguardo. Non posso trattenere le lacrime.
Hanno crocifisso lo Spaventapasseri. Non ci si può sbagliare, è proprio lui: i suoi vestiti di paglia, il cappello, anch’esso fatto di paglia; e le scarpe, sporche e luride, pure loro di paglia.
Lo sento respirare forte, ma molto male; è vivo, ma ancora per poco. Mi guardo attorno, cercando di capire il motivo di quella orribile scena. Perché lo hanno crocifisso? Lui non ha mai fatto male a nessuno, e con me era sempre tanto gentile. A lui non importava che fossi lenta, che parlassi “strano”, che volessi vivere con le foglie nei capelli…. Lui apprezzava il coraggio e chi cercava di pensare con la propria testa, perché ci aveva messo tanto a ritrovare il proprio cervello….
A un certo punto, come spinta da una specie di sensazione, alzo lo sguardo verso il punto più alto della croce, e mi accorgo che qualcuno ha appeso un cartello, con lettere scritte in maiuscolo, proprio sopra la testa del povero Spaventapasseri.
La scritta è molto in alto, ma io ho una vista d’aquila, e riesco a leggere bene le parole che vi sono scritte.
“ANDAVA TROPPO PIANO. TRADITORE DEL REGNO, ORPELLO DEL PASSATO, NEMICO DEL PROGRESSO!”.
“Maledetti”, penso. Cado in ginocchio, distrutta dal dolore, e piango a lungo, accanto alla croce.

Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!

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