“Pastorale americana”, il capolavoro di Philiph Roth

Pastorale Americana è uno dei più importanti lavori di Philip Roth, una tragedia familiare che scritta nel ’97 gli valse il premio Pulitzer per la narrativa. Il romanzo è ambientato a cavallo della Guerra del Vietnam, periodo di grandi lotte sociali e per i diritti civili negli Stati Uniti. La grandezza di quest’opera, come ogni classico, è che riesce a regalarci diverse prospettive di avvenimenti storici particolarmente complessi. Così abbiamo lo Svedese, un ragazzone dalle migliori promesse, figlio di un industriale di pelletteria del New Jersey. Appartenente ad una famiglia ebraica, è la classica brava persona. Particolarmente dotato negli sport, di bella presenza, sposa la reginetta di bellezza Dawn Dweyer, con la quale ha una fliglia, Merry. Lo Svedese ha una fantastica famiglia. Ha sposato una donna bellissima che fa di tutto per rendere il nido familiare anch’esso perfetto.

Seymur lo Svedese, nel frattempo, eredita la gestione dell’industria paterna e l’amministra nel migliore dei modi. Con un paternalismo illuminato, tiene conto delle esigenze dei lavoratori, tutelandoli e fraternizzando con essi, pur nella divisione delle parti. Sembra tutto vada nel migliore dei modi, tuttavia nubi minacciose si addensano all’orizzonte. Merry, la figlia, inizia ben presto a balbettare. Portata da una psicoterapeuta, emergerà che chiaramente si sente non all’altezza di una madre apparentemente perfetta. Sono questi i primi segnali della crisi della storia che da melodramma borghese vittoriano si tramuterà in tragedia familiare. La guerra del Vietnam, in particolare, attraverso lo spettro televisivo entra nella casa dello Svedese, e amplifica la rabbia inconscia di Merry che si canalizza a livello politico. Questa inizia a leggere Marx, abbraccia tesi politiche sempre più radicali e frequenta ragazzi più grandi schierati politicamente su idee di sinistra estrema.

La situazione familiare tuttavia esplode in seguito ad un grave episodio. C’è una detonazione nell’ufficio postale di Newark, la città di residenza della famiglia, in cui muore una persona, accompagnata dalla sparizione di Merry. Lo svedese e Dawn, sono devastati dal dolore di sapere che la loro unica figlia è probabilmente una terrorista che si è data alla macchia. Faranno di tutto per ritrovarla, ma per anni ogni ricerca sarà infruttuosa. Fin quando si materializza una ragazza che dice di conoscere Merry. Questa cerca degli oggetti cari alla figlia e dei soldi ma non rivela dove essa si nasconda. Inoltre, in un episodio molto significativo metaforicamente, pretende di avere un rapporto sessuale con lo Svedese, ma questo si rifiuta. Ancora una volta prevale l’alto senso morale di Seymur.

Mentre questo continua comunque a lottare per riabbracciare la figlia, Dawn invece finisce pian piano in una profonda depressione, da cui riesce ad uscire solo in seguito ad un’operazione di lifting, appoggiata dalla solita terapeuta. Comunque proprio nel momento in cui Dawn sembra essersi ripresa dal lutto metaforico di Merry, Seymur riesce a rintracciarla. Ella vive nella loro stessa città. In un sobborgo orrendo. Popolato da disperati di ogni genere. Lo spettacolo della figlia è impietoso. Puzza. E’ piena di crosticine. La sua pelle appare non essere stata lavata da mesi. Inoltre porta un velo sul viso per impedirsi di respirare possibili batteri e non certo per motivazioni di carattere igienico. Infatti Merry ha abbracciato una religione indiana, che pratica il rispetto assoluto della vita e la rinuncia a tutto ciò che non sia donato. L’incontro tra i due è particolarmente penoso per il padre che si sente responsabile e si chiede in che cosa abbia sbagliato con lei.

Emerge inoltre che Merry ha partecipato ad altri due attentati dinamitardi in cui erano morte altre tre persone. Il padre cerca in tutti i modi di ricondurla a casa. Ritorna più volte nell’orrido appartamento occupato dalla figlia. Ma lei come ancorata al bisogno di espiazione per i crimini commessi lo dissuade, fin quando non sarà essa stessa a dileguarsi definitivamente…

Pastorale americana è un’epopea tragica, che mette alla luce la fine di un mondo, quello dell’american dream. Un mondo in cui i figli si ribellano all’apparente perfezione dei genitori, tramite l’escamotage della lotta politica. Lotta politica espressione nel profondo di conflitti incestuosi e inconfessabili, come testimonia l’incontro sessuale mancato tra Seymur e l’amica terrorista della figlia. Inoltre dall’opera affiora tutto lo scetticismo di Roth verso la possibilità di guarigione imposta dalla psicanalisi. La psicoterapeuta si dimostra ambivalente, insicura, incompetente. Nessuna figura professionale può lenire la sofferenza propria della vita. E presumibilmente anche il sogno di una volontà capace di cambiare gli eventi non è che una chimera… Un fato beffardo sembra comunque sempre imporsi sugli eventi. E proprio ciò che ci è più caro verrà infallibilmente fallito…

Il poeta non è altro che un canale, un medium per l'infinito, che si annulla per fare posto a forze che gli sono immensamente superiori e, per certi versi, persino estranee. D'altra parte chi sono io di fronte al tutto, ma al contempo, cosa sarebbe il tutto senza di me?

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