Gli occhi come alghe
riflettono smeraldi
il sole sulle onde
che illumina il fondale
tra pesci e calamari
ricordi di quell’io frugale
persi tra i flussi
sottomarini
traghetti senza coscienza
della nostra esistenza.
Tu algida e bella,
io braccato dal fuoco
della passione,
rimproveravo le miserie della vita
che mi avevano distanziato
da quel che davvero sono.
Poi riavendomi, da un
attimo di prostrazione,
quasi irriflessa,
mi scossi accarezzato
dal tuo profumo,
brezza di primavera,
mentre un raggio di sole
mi accecò all’improvviso
e il nero come un sipario acceso
mi cancellò la vista,
da quel quadro rinascimentale
che è la tua bellezza mitologica,
profonda essenza afroditica,
divinità
che io chiamo
Amore.
Il poeta non è altro che un canale, un medium per l'infinito, che si annulla per fare posto a forze che gli sono immensamente superiori e, per certi versi, persino estranee. D'altra parte chi sono io di fronte al tutto, ma al contempo, cosa sarebbe il tutto senza di me?