I ragazzi di KALT green portano in scena “Waiting Room” esito di fine anno del cantiere laboratorio teatrale ideato e portato avanti da Scenari Visibili dietro le guide di Gianluca Vetromilo, Achille Iera e Dario Natale. Un cantiere che si riconferma, necessario, anche per il prossimo e anno e a cui molti dei ragazzi continueranno a prendere parte.
Spesso quando si pensa al teatro, la prima immagine che compare è un palcoscenico. L’errore consiste nel pensare al teatro come mero strumento di spettacolarizzazione, e così renderlo residuale come idea, come concetto, come essenza, dimenticando l’etica. Sappiamo che il teatro non si esaurisce nell’arte di esibirsi, perché il teatro è tanto altro. E i ragazzi di KALT green nella loro ancora tenera età, hanno dimostrato maturità, perseveranza, disciplina, in un percorso che va a completare un carattere, a modificarlo, a smussarlo, in un percorso educativo e di crescita che va ben oltre l’apparire. Certo, il palcoscenico è importante, come è importante la tecnica, ma ieri pomeriggio quello che più ha colpito di questi ragazzi, senz’altro bravissimi tutti nella loro parte, è stata la lucentezza dei loro occhi, la predisposizione all’ascolto, il loro farsi guidare da quelle guide che, in maniera autentica, non insegnano a salire scale gerarchiche, ma trasmettono la passione e la conoscenza di sé che poi diventa conoscenza dell’altro. Il teatro, dunque, di Scenari Visibili è prova d’attore importante per chi non è solo attore ma persona, essere umano in continua evoluzione. Il teatro che insegna l’armonia.
Ha colpito inoltre la forte dinamicità dell’evento, dietro la conduzione dei più piccoli e saggi Riccardo Sergi e Checco Tassone che hanno vivacemente indicato la via da seguire da una stanza all’altra, da una scena all’altra. E nell’inizio e nella fine dei loro frammentati interventi, sono state ‘attesa’ e ‘fine’ i due cordoni ombelicali dello spettacolo, che hanno lasciato larga interpretazione nel caloroso pubblico. E allora mi viene in mente il teatro di Franco Scaldati, il fatto che per fare teatro non servano necessariamente quinte, o sipari rossi vellutati. Ieri i camerini di KALT erano le scale dell’ultimo piano di un antico palazzo, scale in pietra, dalle quali i ragazzi salivano e scendevano presi dall’adrenalina, e dove io mi sono fermata per qualche secondo ad osservare la loro bellezza, il loro entusiasmo, e per porre qualche breve domanda. “Per me questo è vero teatro – dice Antonio Vono – non è recita scolastica, e per questo mi sono messo totalmente in gioco e sono soddisfatto”. KALT è anche aggregazione e socializzazione, qualcosa che per i più timidi è certamente motivo d’apertura al mondo “Ho messo da parte la mia razionalità e mi sono lasciata andare, ho conosciuto nuovi lati di me” – dice Gloria Romano. “Lo rifarei di nuovo” – risponde il più piccolo Checco Tassone.
Hanno partecipato: Antonio Vono, Scaramuzzino Alice, Scaramuzzino Savina, Claudia Failla, Giulia Pollice, Riccardo Sergi, Gloria Romano, Isabel Di Cello, Ilaria Cerra, Sveva Vinci.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".