Segnaliamo in agenda interessante iniziativa di Rivìentu del 23 luglio all’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, Carlopoli, per presentazione libro di Antonello Caporale “Acqua da tutte le parti”
Carlopoli – Si chiama “Acqua da tutte le parti”, edito Ponte alle Grazie, l’ultimo libro di Antonello Caporale – caporedattore de Il fatto quotidiano, che il prossimo 23 luglio alle 18.30 sarà presentato dal gruppo di Rivìentu – coordinamento territoriale del Reventino, presso i ruderi dell’affascinante Abbazia di Santa Maria di Corazzo, a Carlopoli. Dopo l’entusiasmante iniziativa del 26 giugno “Una montagna di pace” i ragazzi di Rivìentu da anni attivi sul territorio e particolarmente sensibili a temi legati alle aree interne, al loro conseguente sviluppo, non intendono fermarsi, perché per loro non esiste vacanza migliore del restare sul binario del ‘dinamismo’ e della ‘rete culturale’ dei quali c’è sempre più bisogno oggi giorno in tutto il paese allargato della Nazione.
Si continuerà, dunque, a tracciare alcune sfaccettature messe in rilievo durante una montagna di pace, e nella fattispecie grazie al racconto di Antonello Caporale si volgerà uno sguardo ai paesi – 102 paesi e città dell’Italia che fiorisce e sparisce, come bene si legge nel sottotitolo del libro, con riflessioni su luoghi abbandonati, distrutti da frane o terremoti, sui quali ancora splende il sole, oppure sui quali regna il torpore e tanta nebbia, ma ci si concentrerà anche su facce e storie strettamente personali di chi li abita e che delineano umori, gesti, tratti antropologici, limiti da superare nelle differenti contrade italiane. Alcune tappe, tutte calabresi, poi, segnano nomi come: Decollatura, Rogliano e Badolato.
Il libro
“L’Italia è lunga e stretta. Per fare il suo periplo occorre tempo e costanza. Se sei sull’Aurelia e scendi verso sud il mare è a destra, se invece resti in fila sull’Adriatica l’acqua ti bagna da sinistra. Bisogna sempre dare le spalle al mare per guardare l’Italia. Ci sono paesi che si raggiungono solo a piedi, come Pisciotta nel Cilento. E posti da fiaba, come Craco, tra i calanchi di Carlo Levi in Lucania, abitati dalle capre. Ci sono paesi sulla luna, come Decollatura, tra i due mari di Calabria, e persone che sembrano venute dalla luna, come i norvegesi che hanno preso casa a Siracusa, gli austriaci a Marsala, i gallesi a Catania. Ci sono uomini che sembrano bestie e animali che vivono come umani. L’Italia è fatta di luce, di sole, di carità e di hacker. L’Italia è una sequenza di anime belle, volti sorridenti e predoni da strada. Messi in fila gli italiani fanno venire voglia di abbracciarli tutti, oppure – alla loro vista – di darsi alla fuga”.
Tracce di me | antonellocaporale.it
È un paese di quasi quattromila abitanti, in provincia di Salerno. Si chiama Palomonte. Sono nato lì nel 1961, quasi al confine tra la Campania e la Basilicata, nell’area più povera (Manlio Rossi Doria la definiva l’osso, contrapponendola a quella ricca, la polpa) del Sud. Avevo diciannove anni quando ho assistito e vissuto una delle più grandi tragedie nazionali: il terremoto del 23 novembre 1980 che sconvolse campagne e villaggi della Campania e della Basilicata. Quell’esperienza, la distruzione e la morte, poi la ricostruzione e lo spreco che ne seguì (agli italiani la vicenda è nota come Irpiniagate), hanno segnato i miei primi passi da adulto. A Repubblica ho messo infatti piedi la prima volta, era il 1985, come cittadino denunciante! Mi sono laureato in Giurisprudenza a Salerno nel 1985 (tesi sui limiti e le incongruenze della legislazione d’emergenza per le aree terremotate), poi a Roma ho conseguito il master Luiss in giornalismo e comunicazioni di massa. Stage a Repubblica nel settembre del 1988 e assunzione a giugno del 1989. Dal primo giorno mi hanno sistemato nella redazione politica. Col tempo mi è venuta voglia di raccontare la politica attraverso i dettagli, le minutaglie del Palazzo. Penso che a volte il dettaglio illumini meglio la scena principale. Mi piace osservare la scena di lato; mi intriga conoscere le seconde e le terze file; mi incuriosisce la vita di queste persone: vite disperate, a volte (troppe volte) di gran fetentoni.
Da questo mio desiderio sono nate, sempre su Repubblica le interviste senza rete (raccolte in un volume dal titolo: La Ciurma, Incontri straordinari sul barcone della politica). Il breviario, pillole quotidiane di vita politica, è il titolo della rubrica che firmo sul giornale. Ma il Palazzo stanca. Raccontare il nostro Paese significa per me, innamorato dei dettagli, andare e scoprire un po’ la larga e lunga provincia italiana.
Anche per saziare questa incalzante passione nel settembre del 2012 sono approdato al Fatto Quotidiano dove racconto, in un continuo saliscendi tra il bello (poco) e il brutto (troppo), come gli italiani amano, custodiscono o sfasciano l’Italia.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".