“ ‘U spizzicarellu di paisza” la poesia del ritorno, sabato 27 a Gizzeria Paese

“ ‘U spizzicarellu do paisza”,

memorie in versi

Ornella Statti e il suo primo esperimento poetico nel suo paese d’origine

La poesia quale forma espressiva universale, quale mezzo più efficace di unione di sensibilità

 

Che cos’è “ ’U spizzicarellu do paisza”? Diciamo subito che si tratta di una raccolta di poesie, in vernacolo, dell’autrice di Gizzeria, Ornella Statti, da anni residente a Lamezia Terme, docente di scuola primaria, che sabato 27 agosto presenterà a Gizzeria Paese, a quanti ne avranno curiosità. Un titolo che, certamente, si presta a varie interpretazioni e che, per di più, scardina le vie della mente alla ricerca di vecchi e nuovi significati.

Le poesie, in dialetto gizzeroto, segnano già una precisa connotazione dialettica, dunque “spizzicarellu” un tempo, era lo spuntino che i lavoratori e i contadini facevano a metà giornata, in fretta e furia, con cibi invitanti e genuini, es. salame, olive, pomodori freschi, giardiniera e fritture veloci, poiché non c’era tempo o modo di cucinarli al momento. “Spizzicarellu” può essere inteso anche come modo per intrattenere un ospite quando arrivava tardi alla “’Ntraszata “. Un insieme di ingredienti, spizzicarelli vari che per l’autrice non sono altro che tanti piccoli spunti di riflessione. In ogni caso qualcosa che assurge alla “condivisione”, all’uscire fuori. Ed infatti è proprio ciò che è successo all’autrice. Scrivere, con la conseguente pubblicazione, sono piccoli atti di coraggio che tendono a dare colore ad una quotidianità troppo spesso circoscritta, statica, assegnata, rassegnata. Il libro a questo punto, diventa un filtro letterario, dal contenuto poetico, antropologico, se vogliamo, qualcosa che servirà all’autrice e alla sua gente di “ritornare” nel suo paese per guardarsi di nuovo negli occhi, per ri-conoscersi, ancora, come accadeva nelle rughe dei giochi d’infanzia tra cuginetti. Un filtro emozionale, pieno di sensibilità. Un ritorno, quello scandito dal tempo, che ha a che fare con la “sospensione”.

Viene descritto un paese, con le sue storie, i suoi umori, gli usi e le consuetudini. Personaggi, soprannomi. Un paese con i suoi paesaggi, i suoi panorami mozzafiato, le altezze al di sotto del Monte Mancuso, le lunghe vallate al di sopra del Mar Tirreno. Ma il paese che vediamo citare nel viaggio poetico dell’autrice non è più quello del passato, le rughe, i rioni, i nomi delle vie sono rimaste le stesse, infatti, ma certe case non sono più animate da facce di parenti e da amici, certe finestre e certi balconi oggi sono chiusi, e probabilmente i mobili rimasti all’interno, come le mura, saranno cosparse da polvere e muffa. Non c’è più nessuno a gridare buongiorno, nessuno che all’alba si fermi a comprare il pesce dal camioncino ambulante, non ci son più le voci delle comari che all’alba davano la sveglia prima di partire per i campi. E allora il ritorno al presente è nuovo, sconosciuto, nostalgico, ma consapevole, sempre meraviglioso. Le chiavi di lettura sono molteplici ma l’elemento assai caratterizzante i versi dell’autrice si può rinvenire nel “recupero della lingua”, dunque nel senso identitario. Un paese, Gizzeria, di origine albanese che a seguito di varie contaminazioni e flussi migratori non è riuscito purtroppo a mantenere il passo con la propria lingua d’origine, l’arbereshe, ma il cui dialetto nei versi dell’autrice è vivo e particolarmente marcato, e  non fa che invogliare le nuove generazioni a continue scoperte, e rielaborazioni.

“Poesie che si presentano a primo impatto come nostalgiche, avvolte da un velo di tristezza, altre volte venate da un sottile e amaro umorismo, che porta ad una attenta riflessione, ad una nuova chiave di lettura e nuova interpretazione del testo, il che vuol dire che ogni singola poesia non vuole essere un vago , nostalgico e sterile ricordo del passato dei tempi antichi, impressi nella mente, ma tutt’altro, vuole piuttosto essere un monito  forte e continuo a chi vive questi paesi sperduti senza sbocchi di lavoro o  di opportunità ad affrontare l’ansia del presente e del futuro. Ad esempio ”’A pagurella de’Cicciuzzu”, che altro non è che l’ansia generale dell’era moderna la quale deve essere affrontata di petto e superata .Una poesia perciò volta a conoscere e valorizzare il territorio con le sue risorse”.

La presentazione ufficiale di “ ‘U spizzicarellu do paisza” è prevista sabato 27 agosto ore 18.00 a Piazza San Pio, Gizzeria Paese, in collaborazione con L’amministrazione Comunale di Gizzeria, L’associazione Hydria e il Collettivo Manifest. Ci sarà il saluto del sindaco Pietro Raso, l’introduzione di Valeria D’Agostino, un reading poetico a cura di Domenico D’Agostino, e infine la conclusione tra Camillo Trapuzzano e l’autrice Ornella Statti.

(Foto copertina Aldo Tomaino)

Siete tutti invitati!

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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