Può la morte decidere di non svolgere più il suo lavoro?
In “Le intermittenze della morte“, in Italia edito Feltrinelli, José Saramago, narratore, poeta, drammaturgo e giornalista, premio Nobel per la letteratura nel 1998, racconta e risponde questo interrogativo.
In un Paese senza nome è il 31 Dicembre, scocca la mezzanotte e nessuno muore più. Il classico ciclo della vita cessa di esistere: dopo la vita non vi è la morte, ma solo altra vita. L’eternità porta con sé gioia perché sembra aver eliminato una volta per tutte la più grande paura dell’umanità: la morte; ma anche molti e complicati problemi: chi faceva della morte la sua fonte di reddito, ora come farà?
Mentre il governo e le istituzioni cercano di risolvere questo nuovo problema, la morte, dopo sette mesi di assenza, fa recapitare ad un’emittente televisiva una busta viola: in essa vi annuncia il suo ritorno. Da quel momento in poi le lettere viola verranno spedite, con cadenza settimanale, ai loro destinatari per annunciare che la loro dipartita verrà sette giorni dopo aver ricevuto la violacea epistola. Ma anche per la morte non tutto va come ci si aspetta: una lettera continua a tornare indietro. Scoperto il destinatario della missiva, un violoncellista, la morte assume le sembianze di un’affascinante donna, si rende visibile agli occhi degli essere umani e prova a risolvere lo strano quanto inaspettato misfatto.
Saramago affascina e rapisce sin da subito: l’atmosfera è surreale e nessun personaggio viene lasciato al caso. Ogni azione, parola o dialogo vengono spiegati minuziosamente dall’autore senza mai risultare pedante. Ogni tassello, in questo Paese senza nome e senza morte, viene incastrato alla perfezione con gli altri e, andando avanti con la storia, si ha l’impressione di costruire un puzzle unico e particolare nel suo genere.
Quella che mi è sembrata una peculiarità, delle narrazioni di Saramago, è il modo in cui vengono trascritti i dialoghi: si deve pensare a una conversazione tra i personaggi che avviene tra le virgole, dove il cambio di interlocutore è messo in evidenza dalle lettere maiuscole.
L’autore attraverso questo libro critica aspramente la società dal punto di vista economico, politico, religioso e umano, sottolineando la dualità non solo della vita ma anche dell’animo umano. Rendendo la morte un’affascinante donna, rassomigliante a tutte le altre, Saramago non fa altro che indicarci come, in realtà, vita e morte siano due facce della stessa medaglia.
Saramago attraverso “Le intermittenze della morte” vuole inviare un messaggio preciso al lettore: non aver paura della morte perché essa non solo è necessaria e fondamentale per l’equilibrio del mondo, ma anche perché la si deve considerare come una normale tappa della nostra vita.
La vita è un’orchestra che suona sempre, intonata, stonata, un piroscafo titanic che affonda sempre e sempre torna in superficie, ed è allora che la morte pensa che si ritroverebbe senza saper cosa fare se la nave affondata non potesse più risalire cantando quel canto evocativo delle acque che scorrono sulle fiancate.
t.
Per paura e timidezza verso me stessa evito ogni forma di descrizione: interiore ed esteriore. Scrivo in gran segreto per mettere in ordine pensieri e sentimenti confusi e per riprendermi da notti insonni.