Rimbalzando in Lombardia: racconto semiserio di un viaggio senza(quasi) sosta

Quando ti dicono “c’è una fiera primaverile a Cremona, perchè non vendi le ultime copie che ti sono rimaste?”, comprendi che l’odissea gentilmente offerta dalla tua ex-casa editrice si può trasformare in un piacevole viaggio, che non fa che lanciare messaggi invitanti alla tua voglia di vedere posti, arte e respirare odori nuovi.
Un anno e mezzo di Calabria ti ha ferrato sui viaggi all’ultimo e interminabili, e quindi parti senza esitare e con coraggio!

1- Cremona: la città della Musica

Altro che Pesaro, che si ricorda della musica solo quando c’è da far soldi.. qui la Musica la respiri. In ogni strada, in ogni via, accanto a ogni piazza, tutto ricorda la musica, tra negozi a tema violini, o pubblicità di futuri concerti, che hanno una frequenza notevole.
Peccato per l’ostinato vento e la curiosa storia d’amore tra sole e pioggia, che mi distrugge l’ombrello e mi fa partecipare alla fiera con il morale un pò così: non abbattuto, ma in modalità “Potrebbe esser peggio”. “E cioè?” “Potrebbe piovere”, di Frankenstein Junioriana memoria!
Comunque, l’impresa è compiuta: due copie vendute!
E la consapevolezza che un ex-amore presente in questa città ormai è solo una presenza, nient’altro.
Era ora, direi!

2- Busto Arsizio: Casa

Ed eccoci qua, di nuovo sui treni, da Cremona passando per Milano, facendo un giro che nemmeno le rondini migranti.
E ora eccola, una delle mie case, dove la mia famiglia bustocca mi attende: una mezza giornata passata tra cibo, risate, ricordi, momenti tranquilli e rilassanti.
Vorrei davvero vederli più spesso, ma il destino mi porta sempre ad avere le cose più vicine al mio cuore sempre lontane.
Ogni riferimento a cose e persone di Calabria è assolutamente voluto!
Come tocco finale, Secret Window, il film con il finale più trash della storia del cinema!

3- Pavia: Faber, i Longobardi e i millenni

Mattina, ore otto: da Busto verso Pavia, passando per Milano- aridaje- in due ora mi sono fatto un quarto di Lombardia, nonostante Trenitalia.
Bene, eccoci qui: Pavia è veramente antica, ed è uno spettacolo: il centro ha conservato tante cose del suo passato, e cammini tra sanpietrini davvero medioevali, vie che hanno nomi Longobardi, Eruli e chi più ne ha più ne metta; passi accanto a un Irish Pub- buona la birra- poi alzi la testa.. e vedi il palazzo di Re Rotari accanto te! Mi aspetto di vedere scendere qualche esercito da un momento all’altro!
Piazzette a misura d’uomo, e l’Università: antica, antichissima- ci ha insegnato pure Foscolo- ed ecco la mostra sui rapporti tra Pavese, De Andrè, Ginsberg e Fernanda Pivano.
L’emozione di vedere la scrittura originale di Fabrizio non ha veramente aggettivi.
Dopo esser stato apostrofato dalla bibliotecaria dell’Università come “del paese di Valentino Rossi”- e te pareva..- via, di nuovo sul treno, verso Pesaro. Un piccolo saluto con un membro nordico di Manifest arricchisce la giornata: tutto di fretta, ed è un dramma per uno come me che ama le cose calme e i ritmi lenti!
Comunque, tornerò, un giorno, e spero in compagnia: sono città che tanti dovrebbero vedere!

Tra un mese altro giro: di nuovo in Calabria. La cosa, ovviamente, non potrà che rendermi felice.
Ma.. continuerò a vagare così? E’ che proprio quelli che viaggiano sentono fortissimo il richiamo di una Casa.

Beh, vedremo: intanto sono stati tre giorni davvero belli, anche se ora so come si sente una pallina di ping pong!

 

 

Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!

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