Alzo le mani: il teatro non mi piace!

 

Critica paradossale di chi ama e non ama il teatro.

Ho imparato un po’ di teatro stando a teatro e non facendo teatro. Ho imparato che il vero teatro non è mai su un palco ma è per strada, in quella strada che ti porta a teatro e stare dietro le quinte o nel corridoio di un teatro e a “sentire”. In questi spazi senti le voci, ne immagini i volti, le movenze, senti i suoni, ne immagini rumori di cose, oggetti, scene. Ho imparato ad essere più “io” e meno “altra” ma non stando su un palco dove il più delle volte c’è finzione e mai libertà.

Oggi il fare teatro equivale alla possibilità di esprimersi, disconoscersi e riconoscersi? Oppure più semplicemente esibirsi? Oppure ancora vendere un prodotto, fare dei soldi? Un momento auto celebrativo?

Ho imparato che la maggior parte delle volte gli spettacoli sono falsi e che ad emozionarmi sono tratti, inaspettati, di attori e attrici, tratti umani, inesplorati. La maggior parte degli spettacoli visti finora non mi sono piaciuti perché mi trasmettevano noia e ansia. E quelli che mi sono piaciuti erano considerati noiosi dai tanti e allora ho imparato a dare ai miei gusti un termine nuovo, come dire singolari, e ho imparato a starci bene e ad apprezzarli.  Ho imparato ad acquisire forza e ad impiegare tutte le mie energie per il teatro, per organizzare il teatro, per pensarlo, mai abbastanza, ovviamente, ma quel tanto che basta per poter dire oggi di essere più fragile e nel contempo più determinata. Ho raffinato la mia sensibilità, ho smussato alcuni angoli del mio essere e ho scoperto una personalità dalla grinta immensa. Ho iniziato, grazie all’insieme del teatro, ad essere una nuova me. A volte mi piace tanto, altre volte meno. E ho imparato che, inevitabilmente, pur occupandomi di altro, di tante altre cose nella vita, infondo, ci si sentirebbe lo stesso così. Ho imparato che la vulnerabilità di chi fa teatro a volte plasma anche il tuo spazio e diventi vulnerabile anche tu. Ho imparato a vedere la superiorità e l’arroganza di chi fa teatro e si crede onnipotente e ho imparato l’umiltà di chi non si riconosce nel maestro. Di chi non si riconosce affatto. Ho avuto la fortuna di assimilare concetti che sono lezioni di vita e in qualunque contesto mi aiutano. Ho provato a ripetere a voce alta ieri per il prossimo e faticato esame universitario e ho scoperto una facilità, inattesa, nel linguaggio, nell’esprimere certe parole. Ho eliminato schemi e preconcetti, stanno scomparendo piano tabù e limiti che da sempre di opprimevano.  Sto avendo, grazie al teatro, l’opportunità di studiare e studiarmi, l’opportunità di sperimentare e ricercare, la poesia da cogliere in ogni cosa che c’è intorno a me da cui meravigliarmi e che riserva sempre un nuovo sorriso. Stare a teatro mi ha insegnato la questione importante dei tempi. Adesso capisco bene che per tutto c’è un tempo, una pausa, un punto, (adoro il punto!) e che anche per parlare c’è un tempo, ma il tempo migliore è quello per guardarmi dentro e scoprire quali sono le mie esigenze ed esprimerle o non esprimerle affatto.  Attraverso molti amici sto avendo l’opportunità di improvvisare me stessa e all’aperto, allo scoperto da tutto e tutti, a spogliarmi come nessuno oserebbe fare su un palco. Solitamente, sono una di quelle che ringrazia sempre tutti, e per ciascuno di questo immenso insieme di “tutti” ci mette passione. Ho imparato, per ultimo, che tutta la bellezza che vediamo nel mondo o nei mondi altrui o negli occhi altrui non è altro che “la nostra bellezza” la propria bellezza, la mia bellezza! Oggi io ringrazio me. Sono molto meno innamorata del teatro di quanto sembri e sono molto più innamorata di me di quanto sembri. Evviva Narciso, Evviva! Volerti bene è la prima cosa a cui pensare, seriamente, se vuoi fare del bene agli altri.

Alzo le mani: il teatro non mi piace!

Valeria D’Agostino

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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