Dai nonluoghi al luogo che non c’è. Marc Augé e l’utopia di un mondo senza Dio

Marc Augé è l’etnologo e antropologo ideatore della teoria dei nonluoghi: spazi spersonalizzati, privi di identità e memoria, che caratterizzano la società contemporanea e in cui gli individui si muovono senza rapporti fra di loro, chiusi in una esasperata e insondabile solitudine. Nel romanzo Le tre parole che cambiarono il mondo, edito in Italia da Raffello Cortina Editore (2016, 94 pagine; titolo originale La semaine sainte qui a changé le monde), Augé si interroga, sull’onda emotiva degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, sui rischi di un fondamentalismo religioso che negli ultimi anni mostra un’aggressività sempre maggiore, infiammando l’Occidente con attentati sempre più violenti e sfrontati.

Eppure, mette in guardia il breve romanzo dell’antropologo francese, il fanatismo non è solamente quello di matrice islamica e anzi i vari fanatismi sono sollecitati l’uno dall’esistenza dell’altro, esasperati dalla loro stessa convivenza. Nati e radicalizzati nel segno dell’identità, i fanatismi religiosi finiscono con il creare non solo l’incomunicabilità fra i credenti in fedi differenti, ma anche un acritico appiattimento all’interno delle loro stesse comunità.

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Le tre parole che cambiarono il mondo è scritto in prima persona, sotto forma di diario della settimana fra la domenica di Pasqua, il 1° aprile, e il 7 aprile 2018, in una chiara inversione dei sette giorni biblici della Creazione. Papa Bergoglio è l’uomo che dà inizio a una rivoluzionaria escalation che porterà il mondo alla piena conquista della libertà di pensiero. “Dio non esiste!” dichiara infatti il capo della più antica e potente teocrazia della Terra davanti a migliaia di fedeli che da giubilanti divengono annichiliti in una frazione di secondo. Una rivelazione che sembra nascere da un momento di personale obnubilamento e che conduce invece alla più grande rivoluzione mai conosciuta dal genere umano. Tocca al lettore scoprire come questo sia possibile e quali siano i mezzi con i quali questa consapevolezza riuscirà a diffondersi a macchia d’olio (– E Dio? – Non esiste! Diventa una sorta di saluto che molti si scambiano per strada, fra il divertito e il sollevato).

Un romanzo utopico, per certi versi fantascientifico e fantapolitico, che invita a riflettere su questioni che impregnano lo scenario politico mondiale: il terrorismo – o meglio, i terrorismi di matrice religiosa, gli effetti nefasti sulla politica di vari Paesi e sulla società, gli inconfessabili interessi economici che essi celano. Lo stile colloquiale, con numerosi riferimenti a fatti e persone reali, è impreziosito dalla consueta ironia d’Oltralpe, come nella scena in cui migliaia di atei convinti, militanti dell’Union Rationaliste, manifestano a Parigi in difesa di Jorge Bergoglio e della sua libertà di non credere: “Il papa è con noi! Viva il papa! ” proclamano convinti.

Un libello illuminista quello di Augé, che vale la pena leggere per scoprire che la “salvezza”, a volte, sta proprio a un passo dal dirupo.

[quote] …qualche centinaio di morti in Nigeria; qualche amputazione di mano qua e là, qualche donna venduta come schiava in un altro Paese; qualche musulmano sventrato dai buddhisti in Birmania; copti di nuovo massacrati in Libia; due o tre ostaggi sgozzati in Africa; decine di jihadisti partiti per l’addestramento in Siria; in Medio Oriente sciiti uccisi da sunniti, e viceversa; un attentato non troppo grave a Londra – solo due morti e sei feriti… Ovviamente, come ben si sa, la religione non aveva niente a che fare con tutti questi avvenimenti: la religione è soltanto amore, tolleranza e temperanza.[/quote]

L’AUTORE- Marc Augé (Poitiers, 1935), etnologo e antropologo francese, è stato directeur d’études all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi ed è tra i più importanti pensatori contemporanei. Inizialmente noto per le sue ricerche in Togo e Costa d’Avorio, dagli anni ’80 si è occupato della società contemporanea metropolitana. Le sue ricerche lo hanno condotto alla teorizzazione della surmodernità, in cui si moltiplicano i nonluoghi in cui la solitudine è più intensa nonostante le persone vivano in un’epoca di tecnologie di comunicazione sempre più potenti e capaci di connettere gli uni agli altri, nel tempo e nello spazio. Tra le sue opere più significative si ricordano: Un etnologo nel metrò (2005, ed.marc-augè-4 or. 1986),  Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità (1996, ed. or. 1992), Il senso degli altri. Attualità dell’antropologia (2000, ed. or. 1994), Il metrò rivisitato (2009, ed. or. 2008), Per un’antropologia della mobilità (2010, ed. or. 2009), L’antropologo e il mondo globale (trad. e ed. or. 2013).

Archeologa. Bibliofila. Abibliofoba. Lettrice vorace, scrive fin da quando è in grado di farlo, ma declina puntualmente la responsabilità di spiegare i contenuti, con l'elegante pretesto che "la penna ne sa di più di chi scrive".

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