Ho dei barattoli di nostalgia

Sono passati più di dieci anni da quando scrissi queste parole, da quando tradussi in questi termini le mie impressioni del tempo.

Nonostante il tempo passato e il superamento delle turbolenze adolescenziali, tralasciando l’aspetto metrico e stilistico, trovo che in questa poesia ci sia ancora la mia essenza: un linguaggio semplice e poco altisonante, la tendenza a parlare per immagini, l’alienazione e la solitudine.

Ciò fa sì che quella in questione risulti essere una delle poche cose scritte all’epoca che non mi faccia schifo ma che, anzi, mi piaccia.
Ecco perché ho deciso di pubblicare, per la mia prima collaborazione con Manifest., un testo di dieci anni fa: perché – per lo meno a livello personale  – continuo a recepirlo estremamente e completamente attuale.

 

Ho dei barattoli di nostalgia,
li tengo su una mensola
aspettando una buona occasione
per aprirli e appassire
e cadere e rotolare
per le colline dei nostri giochi,
dove io – con una malizia
che non capivo – ti accarezzavo
le gambe e cercavo di sfiorarti
il seno con il gomito.

Ho un letto di fiori gialli:
dei fiori più comuni,
dei più maltrattati,
di fiori che non ti dispiace
pisciarci sopra.
Dormo su ciò
che voi ignorate.
Stringo amicizia coi volantini dei tergicristalli,
sogno insieme alle buste
inghiottite dal vento:
sorvolo le vostre case,
sorvolo la vostra felicità
ma non ne faccio parte.

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