Il ritorno del Dottore. Ed è subito capolavoro

Il 15 Aprile è iniziata la Decima stagione di Doctor Who, nella quale vediamo ancora in azione Peter Capaldi, il Dodicesimo Dottore, magistrale come sempre.

E’ una stagione particolare, che apre un nuovo ciclo: River Song e Clara non ci sono più, e il Dottore si è ripromesso di non coinvolgere più nessuno nelle sue avventure. E’ sempre meraviglioso per lui avere dei compagni, ma allo stesso tempo dolorosissimo, perchè per gli umani non valgono le sue regole, e c’è sempre un prezzo da pagare. Con lui è rimasto solo Nardole, che però è un alieno diventato droide, dopo sfortunate vicissitudini avvenute due Natali fa.
Eppure, il Dottore ci “ricasca” di nuovo: mascherato da docente universitario, attira le attenzioni della giovane Bill, ragazza nera e omosessuale, e si convince a darle lezioni private, e a causa di un essere alieno affamato di compagnia e “carburante vivo”, si farà trascinare nelle avventure del Dottore.
E’ un inizio folgorante, questo “The pilot”, titolo dal doppio significato ( ma lo scoprirete nella visione), che pone le basi del nuovo ciclo del Dottore: non più allegro e scanzonato come il Dottore precedente, ma nemmeno chiuso e cupo come nella sua prima stagione, dove doveva essere necessariamente così. Ora sta metabolizzando le perdite avute nella fase finale della Nona Stagione, ed è pronto ad affrontare di nuovo l’Universo , serenamente, in modo burbero ma allo stesso tempo brillante e deciso: è un Dottore, questo di Capaldi, che mescola molto bene scienza e poesia, dolore e felicità, vita e morte, pietà e spietatezza: ma è un Dottore di pace- e ne abbiamo proprio bisogno, in questi tempi-che cerca sempre, fino all’ultimo, di capire le aggressioni e gli scontri, e ci rammenta sempre come “Quasi nulla è veramente cattivo, ma la maggior parte è affamata. La fame somiglia alla cattiveria, se non tieni tu le posate”. Anche una pozza d’acqua può nascondere l’aggressività, ma allo stesso tempo può essere solo in cerca di qualcuno con cui viaggiare; e quando Bill comprende che l’essere mutante desiderava non essere solo, non ne è più spaventata, e può chiedergli di allontanarsi toccandola, ricevendo in cambio la visione mozzafiato e meravigliosa dell’Universo. Non potrà più dimenticare quella visione, e riuscirà a convincere il Dottore a non togliergli quei ricordi, che a volte danno senso ala vita. Bill è convincente, e il Dottore cede, aprendo un nuovo capitolo della sua storia, di Bill… e della nostra, perchè possiamo tornare a viaggiare nel TARDIS, tra il tempo e lo spazio, tra i pianeti e le stelle. E non vedevamo l’ora.
No poteva esserci inizio migliore, per questa decima stagione, tra follia e razionalità, poesia e orrore, saggezza e umorismo. L’ennesima riprova, se ce ne fosse bisogno, dell’unicità e dell’eternità di questa serie Tv, che dal 1963 allieta le menti e i cuori.

Bentornato Doctor Who!

Di Pesaro. Ho trentaquattro anni, vivo e scrivo da precario in un mondo totalmente precario, alla ricerca di una casa dell’anima – che credo di aver trovato – e scrivo soprattutto di fantasy e avventura. Ho sempre l’animo da Don Chisciotte e lo conserverò sempre!

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