“La principessa ballerina” di Stefania Colombo

“L’attesa è il tempo più lungo perché è come un presente che diventerà tale solo in futuro”

 

“La principessa ballerina” di Stefania Colombo, della Morellini Editore, è un romanzo breve che intreccia due storie: quella di una nave, la Principessa Mafalda, e quella di Menico, un bambino che diventa adulto e che “si allena ad affermarsi attraverso la negazione”. Sia il piroscafo che Menico sono nati dovendo fare i conti con un lutto: un anno prima della sua realizzazione, la gemella, la Principessa Jolanda, affonda, e qualche anno prima della nascita di Menico, suo fratello muore, un compagno di giochi che non conoscerà mai ma di cui è destinato a portare per sempre il nome.

Queste due vite si intrecciano quando Menico si imbarca sulla nave nel corso dell’ultimo viaggio prima del naufragio del 1927.

Il romanzo racconta un secolo, il Novecento, pieno di personaggi illustri, importanti, che hanno cambiato il corso della storia, ma anche di persone comuni perché “il mare ascolta i racconti dei ricchi e dei migranti e li comprende nonostante le lingue differenti”.

Il Novecento è il secolo dei grandi eventi, delle grandi scoperte, della cultura letteraria, del telegrafo, protagonista di questo racconto, presente fino alla fine.

Menico durante il viaggio si innamora, compone e recita poesie, fa i conti con l’attesa “perché il problema di quando aspetti è che non puoi iniziare a fare nulla di nuovo. Il tempo di chi aspetta da troppo è un tempo che resta appeso. Il tempo di chi aspetta troppo è un tempo che non serve”.

Menico impara a conoscere sé stesso, ciò che si agita nel suo cuore e Francesco è lì, sempre pronto ad ascoltarlo e a trasformare in linee e punti i suoi racconti.

Come farà Menico a fare i conti con il suo cuore, a trovare il coraggio di rischiare, di mettere in gioco una vita che si sta sgretolando davanti a lui proprio mentre la Principessa ballerina si sta inabissando?

Di Stefania Colombo colpisce molto la scrittura: un misto di prosa e poesia, con in mezzo liriche di autori famosi come Ungaretti e Montale, attraverso ai quali fa capire a Menico come funziona il mondo.

Leggere questo romanzo significa salire su quella nave, imbarcarsi per un viaggio attraverso l’oceano e le sue insidie e imparare a fidarsi del mare che “non parla spesso, però ama ascoltare”.

Leggere queste pagine significa imparare a conoscere un ragazzino un po’ poeta e un po’ marinaio che ha deciso di fare i conti con sé stesso e di diventare un uomo.

E allora se chiudi gli occhi la vedi davvero la Principessa Mafalda danzare davanti a te, lo senti il dolore di Menico che porta nel cuore l’eredità di un fratello che non c’è più e che gli ha comunque cambiato la vita per sempre. Menico si affida alla poesia, l’unico balsamo per la sua anima ferita e questa poesia prende per mano il lettore e lo conduce fino al suo cuore.

Un libro breve, dunque, ma ricco di insegnamenti, di avventure, di commozione.

Buona lettura a chi soffre in silenzio e affida le sue lacrime ai versi. Buona lettura a chi ha il coraggio di cambiare, affrontando scelte difficili ma necessarie. E infine buona lettura a chi non teme il giudizio degli altri, a chi sfida il mondo pur di far pace con sé stesso e provare, finalmente, a essere felice perché “quando si diventa adulti ci si scopre mortali e si inizia ad approfittare della vita, che scivola via veloce, troppo veloce”.

 

ALESSANDRA D’AGOSTINO

Sono una prof di Lettere appassionata e sorridente! Amo insegnare, leggere e scrivere recensioni, racconti e poesie che, spesso, hanno ricevuto pubblicazioni e premi letterari nazionali. Il mio motto è: "Se la fatica è tanta, il premio non sarà mediocre"... La vita mi ha insegnato che Giordano Bruno non si sbagliava!

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