“La brigata delle cinque sorelle” di Paola Peretti

“Sono convinta che la vita ci abbia dato un milione di possibilità di incontrarci, senza mai permettercelo. Finora”

 

Le sorelle Flaviani portano i nomi delle muse, le dee delle arti nell’antica Grecia: Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Urania. Ma per Cecilia, una studentessa di Storia di ventidue anni, sono semplicemente le zie e la madre con cui ha sempre vissuto. E lei, per loro, è l’eterna bambina con l’apparecchio acustico, cresciuta in una casa di sole donne, ormai anziane e con la memoria minata dall’Alzheimer. Cecilia è sempre stata circondata dal profumo della pasta fatta in casa, dai racconti, dai bisticci delle sorelle e dal loro amore un po’ soffocante. Solo Euterpe non ha mai vissuto con loro, è rimasta nella casa natale a Brescia. Euterpe, che ora non c’è più, era la maggiore, ed è stata la prima ad andarsene, ma ha lasciato alla nipote un compito: ritrovare Lorenzo, il fratellino di cui si sono perse le tracce nel 1945. Così, per la prima volta in vita sua, Cecilia parte alla ricerca di quello zio che non sapeva neppure di avere. Non è sola, ad aiutarla c’è Giada, la compagna di sempre, e poi nuovi amici: il proprietario di un bar con sua figlia, un impiegato dell’archivio comunale, un commissario di polizia, un prete e un’anziana suora. Tra vecchie carte, fotografie sbiadite e confusi ricordi, Cecilia inizia a scavare: scoprirà molte cose sul passato della propria famiglia, ma soprattutto su sé stessa e sull’importanza di non dimenticare.

È questa la trama dell’ultimo appassionante romanzo di Paola Peretti, “La brigata delle cinque sorelle”, edito dalla Rizzoli.

Una storia corale ma privata al tempo stesso, un romanzo di formazione perché, proprio grazie a questa ricerca della verità, Cecilia si stacca dal suo nido familiare, diventa più autonoma, impara ad affrontare la vita da sola, a farsi forza, a cadere e a rialzarsi.

Non è facile arrivare alla verità, capire che fine abbia fatto Lorenzo. Sono gli anni della Resistenza, anni, purtroppo, segnati dalla fame, dalla fatica ad affrontare ogni singolo giorno. Sono anni di silenzi e di buio in cui Cecilia prova a portare suoni e luci nuove. Il passato le regala non solo l’autenticità del suo essere, ma anche una nuova consapevolezza per affrontare il futuro. Perché è vero che “sapevano che niente poteva tornare come prima. La vita sarebbe stata diversa perché loro erano cambiati, per forza”, ma potevano andare avanti e provare ad essere felici come, fino ad ora, non erano riusciti a essere. Perché non si può vivere nella menzogna, non è quella la strada che porta verso la felicità. Bisogna avere il coraggio di scegliere e di affrontarne le conseguenze, solo così si può guardare al passato senza rimpianti e con il sorriso.

Una storia che fa riflettere sul valore della memoria, sui ricordi importanti che neanche la malattia riesce ad offuscare, sui sentimenti forti che nessun tempo potrà mai cancellare.

Un libro che parla d’amore e lo fa a tutto tondo, un amore che resiste alla lontananza, alla vita che prende strade diverse, agli anni, ai dolori, alla fatica, alle lacrime.

Buona lettura a chi prova a trovare un senso alla sofferenza, a chi non la teme ma la abbraccia trasformandola in forza. Buona lettura a chi non si ferma, ma va avanti nonostante tutto, perché la felicità si nasconde proprio nelle pieghe della vita. E infine buona lettura a chi è grato per il dono della memoria, per i ricordi che spesso feriscono ma tante volte sanano e regalano una carezza.

 

ALESSANDRA D’AGOSTINO

 

Sono una prof di Lettere appassionata e sorridente! Amo insegnare, leggere e scrivere recensioni, racconti e poesie che, spesso, hanno ricevuto pubblicazioni e premi letterari nazionali. Il mio motto è: "Se la fatica è tanta, il premio non sarà mediocre"... La vita mi ha insegnato che Giordano Bruno non si sbagliava!

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