Ci sono lametini che decidono di ‘restare’ nella propria terra e di continuare a investire, attraverso passione e competenze, di contro ai luoghi comuni che intercorrono sempre più frequentemente del ‘se vuoi lavorare devi andare al nord’.
Ilaria Matarazzo rientra in questa categoria di persone, talentuose dinamiche e lavoratrici. Lei è una make-up artist e attraverso la sua conoscenza, e la sua grande dedizione, scopriamo che dietro ogni mestiere c’è una tecnica precisa, sacrificio, ed anche creatività ed arte. E ancora, che dietro il make-up quello vero, fatto di studio e coerenza, dietro ai colori, non può risiedere una maschera (come le mode degli ultimi tempi vogliono far credere) bensì tanta naturalezza.
Reduce della tre giorni ‘New York Fashion Week’ in America, per la make-up artist lametina Ilaria Matarazzo ha inizio un nuovo percorso professionale, risultato di una attenta formazione che l’ha portata a spostarsi in più regioni d’Italia. È l’accademia ‘To be Academy’ gestita insieme alla sorella Angela Matarazzo. L’obiettivo è quello di creare formazione professionale in tema di bellezza, benessere e arte del make-up. Attualmente si possono trovare due tipologie di percorsi formativi annuali o a moduli singoli, per la formazione di Make-up Artist ed Onicotecniche. La make-up artist lametina, nonostante la giovane età ha già un bel curriculum alle spalle e vanta numerose esperienze con professionisti nel mondo della moda e dello spettacolo, nonché del cinema e del panorama internazionale. Tra gli altri, è certamente Valeria Orlando, special guest dell’open day dello scorso 19 settembre a Lamezia Terme, e ‘key artist’ ufficiale della ‘New York Fashion Week’, la sua principale guida sia sotto il profilo professionale sia sotto quello più sentitamente umano. Dall’esperienza newyorkese la Matarazzo, che ricorda di essersi avvicinata ai colori e al make-up sin da bambina e da adolescente senza troppe aspettative “Truccavo tutte le mie compagne prima delle feste di compleanno” – afferma, torna ancora una volta con un bagaglio di conoscenza in più e con un arricchimento emotivo e personale notevole anche grazie al confronto aperto o propositivo con giovani colleghe di altre parti del mondo. V)Or make-up, V)or academy, V)or ambassador, la Matarazzo si è dapprima diplomata in ragioneria, poi col massimo dei voti il diploma presso l’accademia di arti e professioni di Cosenza, successivamente ha poi lavorato su numerosi set di film, e ha collaborato con fotografi e modelle di fama nazionale. Nell’ottobre del 2015 partecipa al make-up artist per ‘Dior’ per ‘Adams Group’. Nel maggio del 2016 arriva anche al fashion shooting per l’Istituto Maragoni di Londra.
Com’è iniziato il tuo percorso di make-up artist?
Finito il corso di studi, ho fatto altri corsi di formazione con altre aziende e altri professionisti per conoscere ‘metodologie diverse’, da lì ho iniziato subito a lavorare cogliendo le opportunità che mi venivano offerte, tra le varie esperienze iniziali c’è la partecipazione al film….
Con chi hai avuto modo di lavorare di più?
Qui lavoro spesso con Karma photo, loro sono stati i primi a fare il mio primo book, con i quali ho fatto dei servizi anche ultimamente. Successivamente ho fatto lezioni di self make-up presso MaxFactor e Dior, e subito dopo c’è stato l’incontro con Valeria Orlando – truccatrice internazionale, con la quale 2 anni fa ho fatto un corso a Catania, dopo il quale ho ricevuto la sua chiamata per entrare a far parte del suo team di truccatori. Valeria Orlando lavora da 25 anni nel settore della moda, si occupa di sfilate e di editoriali, servizi fotografici per giornali, oltre che a realizzare la formazione.
Andare a New York per la Fashion Week com’è stato? Racconta questa tre giorni…
New York è stata un’esperienza indescrivibile, perché sentivo per la prima volta di aver concretizzato il mio sogno, quello che nutrivo sin da bambina, cioè di entrare a far parte del mondo della moda. Ci son riuscita con tanta costanza, tenacia e tanto studio. Abbiamo lavorato per 7 stilisti diversi, abbiamo curato il trucco delle loro modelle, Valeria chiaramente aveva già deciso il mood da seguire, il look dall’Italia, dopo aver conosciuto e parlato con le modelle. È stato un lavoro di gruppo e di coesione con colleghe tutte eccellenti, e tra noi non s’è creata alcuna concorrenza, anzi ci confidavamo segreti e modi di truccare senza nessuna remora.
Quindi un’esperienza che ti ha arricchito anche sotto il profilo umano e dei rapporti?
Assolutamente, il confronto e l’apertura in questo settore è molto importante, se vuoi fare l’insegnante non puoi tenerti le cose per te. Da qui anche l’idea di creare una scuola di formazione ‘To be academy’ per truccatori e onicotecnici.
Quando è partito il tuo corso alla To be Academy?
Il corso di Make-up è partito il 24 ottobre. L’idea è quella di formare dei professionisti, perché se delle ragazze hanno un sogno come il mio, non vedo perché debbano andare a studiare e spendere soldi a Roma, Milano o chissà dove. Voglio creare una ‘base’ per le mie concittadine ma che sia estesa anche alla regione o comunque al Sud Italia. L’altro obiettivo equivale a non lasciare sole le ragazze una volta finiti gli studi, così come è capitato per me, se ci sono nella classe delle persone talentuose non avrò alcun problema a farle entrare subito nel mio team.
Una scuola, quindi, che possa offrire una formazione e una presenza costante. Rispetto a questo lavoro, spesso si ha un pregiudizio, il vizio di crederlo inferiore a un altro, e quindi di sminuirlo…è così?
Non è assolutamente un lavoro facile, fare la truccatrice può voler dire ‘ah, ma tu metti solo un po’ di ombretto sugli occhi’, quando fai il truccatore ad alti livelli però, e fai fashion week ecc, inizi ad essere attraente, e quindi diventa un lavoro ‘figo’, certo non si chiedono mai cosa c’è dietro, se c’è uno studio, e pensano che chissà come ci sei arrivata.
Quindi mi pare di capire che da un lato è un lavoro sminuito e dall’altro un po’ esaltato? Quale potrebbe essere dunque la linea di demarcazione che restituisca a questo lavoro la sua dignità nella sua vera essenza?
Sicuramente l’impegno. Parto da un presupposto, se prima di andare a New York lavoravo in un modo non significa che andando o tornando da New York lavoro in un altro modo. Per la gente questo significa! Io sono arrivata a New York a 25 anni ma studio da quando ne avevo 18, dopo tanta esperienza in diversi settori del make-up.
Bisognerebbe far capire che dietro c’è uno studio approfondito e una tecnica da non sottovalutare quindi…
Certo, fare il truccatore professionista richiede uno studio molto attento, si parte dall’anatomia della parte per capire il tipo di prodotto da utilizzare per non creare problemi, che sia una modella, una sposa o una cliente. Poi è molto importante utilizzare prodotti di qualità alta, perché il make-up è come un vestito, lo devi indossare. Bisogna inoltre capire la morfologia degli occhi, adesso va di moda truccarsi tutti allo stesso modo perché seguono i tutorial su instagram, ma il trucco non deve mascherare, deve abbellire. Bisogna prendere le morfologie della persona e renderle più evidenti possibili, più di quanto è la sua bellezza già.
Una bellezza legata al benessere?
Bisogna riconoscersi per stare ad agio. Credo di aver fatto un buon lavoro quando alla mia cliente dicono ‘come sei bella’ e non ‘come sei truccata bene’. È necessario portare avanti la tecnica legata all’armonia e all’armocromia della persona, unire a questa il profilo umano e psicologico.
Ilaria e le altre saranno presenti per il “Christmas Party/ Gara di Make-up” il 19 dicembre a partire dalle ore 10.00 presso le sale della collettiva Bibliotec’art a Palazzo Nicotera di Lamezia Terme.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".