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Uscita seconda edizione de “Gli spirdati” di Tonino Ceravolo, la possessione fra vivi e morti è campo ancora da esplorare

Uscita la seconda edizione de “Gli Spirdàti – Possessione e purificazione nel culto di San Bruno di Colonia (XVI-XX secolo)” di Tonino Ceravolo.

Il lavoro, venuto alla luce per la prima volta nel 1991, riprende un’ interessante sguardo sulla storia della cultura popolare italiana ed europea, circa l’affascinante rapporto tra il rito di guarigione degli spirdati e le credenze nel ritorno dei morti, lavoro oggi inserito nella collana “Che ci faccio qui” di Rubbettino Editore. La prefazione è a cura di Giovanni Pizza, professore associato di discipline demoetnoantropologiche all’Università di Perugia, le foto sono invece scattate tra il 1983 e il 2001 da Salvatore Piermarini e Vito Teti.

[quote]In un giorno imprecisato del 1522 un certo Garetto Scopacasa, con la moglie Isabella, conduce la sua unica figlia alla porta della Certosa di S. Stefano del Bosco per farla liberare, a contatto con le reliquie dei santi conservate nel monastero, dalla presenza di uno “spirito immondo” che l’aveva invasa. Il prodigio, tuttavia, non si verifica e il vicario certosino dell’epoca suggerisce di accompagnare la ragazza alla grotta di San Bruno, lontana un miglio dalla Certosa. Qui, mirable dictu, il miracolo avviene: il piccolo gruppo, pregando, compie tre giri intorno alla cappella, l’indemoniata inghiotte un po’ di polvere della grotta e lo spirito immondo, dopo aver attraversato il suo corpo e provocato una piaga sanguinante a un dito, viene espulso. Cominciava, in questo modo, una vicenda plurisecolare che avrebbe condotto al riconoscimento di San Bruno come taumaturgo della possessione diabolica, facendo accorrere, sulla scena del rito, agiografi, folkloristi ed etnologi. In un dialogo costante tra antropologia e storia, utilizzando una vasta documentazione e facendo anche apparire una remota costellazione di “figure inquiete”, il libro ricostruisce una pagina poco nota e perturbante dell’Europa moderna e contemporanea.[/quote]

Scrive Giovanni Pizza: “Riprendo in queste righe alcune riflessioni che svolsi diversi anni fa su una rivista specialistica di antropologia medica a proposito del presente lavoro, per salutare con favore l’opportunissima ristampa degli Spirdàti di Tonino Ceravolo: un libro rigoroso, fondato su una metodologia storica e filologica di impianto solido e di tradizione scientifica che definirei “italiana”, cioè caratterizzato da una metodologia di lavoro critica che si innesta in maniera innovativa sul tronco classico degli studi storico-religiosi e antropologici sulla cultura popolare di cui Ernesto de Martino fu fondatore in Italia nella seconda metà del Novecento. Purificazione di giugno è, infatti, il titolo di un breve intervento che de Mar- tino dedicò al fondatore dell’unica Certosa dell’Italia meridionale: san Bruno di Hartenfaust, patriarca dell’ordine certosino vissuto nell’XI secolo nella Calabria interna non lontano dal paese di Serra San Bruno. Quello scritto, apparso nel 1960 su “Espresso Mese” e poi ristampato nel volume Furore, simbolo, valore (Il Saggiatore, Milano, 1962, pp. 139-144), è stato per lunghi decenni l’unico tentativo di lettura storico-antropologica ed etnopsichiatrica del culto di possessione e delle pratiche esorcistiche connesse alla potenza taumaturgica”.

Ceravolo ha diretto la rivista semestrale “Rogerius” dalla sua fondazione nel 1998 al dicembre 2009 e ha collaborato con il Centro Antropologie e Letterature del Mediterraneo dell’Università della Calabria. Dirige, con Marta Petrusewicz e Vito Teti, la collana editoriale “Antropologia e Storia sociale” della Rubbettino ed è autore di numerosi studi, pubblicati in riviste e volumi, dedicati soprattutto alla storia e all’antropologia dei fenomeni religiosi. Suoi contributi sono apparsi sul “Nuovo Giornale di Filosofia della Religione”, edito dall’Associazione Italiana di Filosofia della Religione.

La foto in evidenza è la copertina ufficiale del libro ed è a cura di Salvatore Piermarini.

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Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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