Scarica la lampadina della verità, “ci siamo avviluppati”

 

Questo siamo. Una società di sola facciata. Individui scadenti, perché pieni di egoismo, egocentrismo, senza alcuna vera curiosità di scavare dentro noi stessi, per capire le opportunità da cogliere al volo, quelle da selezionare, o a cui dire no.

Una società così omologata alla stessa rassegnazione in cui il giorno successivo ripete il precedente, in cui si ragiona per calcolo, pressapochisti, qualunquisti, senza amor proprio nè amore per il prossimo. Siamo questi. Una società pronta, in prima fila, a reagire subito, si, ma solo con like, cuoricini, storie su instagram, a fare la raccolta di aggettivi qualificativi, di parole vuote, una società sterile di emozioni, di partecipazione attiva, e quindi una società annichilita.

“Ci siamo avviluppati”, recitava Antonio Saffioti in qualche performance teatrale. Per dire che stiamo tutti dormendo, e non ce ne siamo resi conto.

Oggi non esiste più politica né di destra né di sinistra. Anche questo si sente. Ma al di là della frase, diventato ormai luogo comune, è un dato di fatto. Attorno a me percepisco il piattume della ignoranza vestito in abito da sera, così come sento forte l’io dei soliti vecchi, quelli che tutti insieme indipendentemente dai colori politici nell’ultimo mese di campagna elettorale siedono allo stesso tavolo per organizzarsi voti.

Invece la politica, quella con la “P” maiuscola è fatta di coerenza, e dentro ci son tante storie, non si esaurisce in una sigla, in un partito, ma guarda dritto al bene comune. Antonio è stato un esempio raro, in tal senso, perché rimasto coerente ai colori arcobaleno, alla bandiera della pace, al suo fazzoletto rosso, ma ha testimoniato qualcosa di più, e non sempre lo abbiamo compreso, e cioè che la politica e il bene comune necessitano di visionarietà, di sogno, di generosità, di confronto e di dialogo. Non di chiusura, autoferenzialità, ipocrisia, falsità degli ideali.

Abbiamo perso una perla rara. Oggi che in molti lo ricordano come comunista, mentre predispongono  comunicati stampa, ne sono ancora più consapevole. Antonio ci ha insegnato una lezione importante di politica, ma come al solito siamo rappresentati da persone dalla memoria corta. Questo, si, mi addolora e mi imbarazza profondamente. Sono le 15:47, del 23 giugno. Oggi riapre il Museo Archeologico Lametino, intanto sui social si commenta la notizia razzista del sito easy jet a proposito di Calabria mafiosa. Ed io sono sempre più confusa.

 

Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".

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