Or distesa ti scorgo
addormentata s’una lastra
di pietra nel roseto
di cui ogni purpureo pegno
che hai aggiunto
è il tempo trascorso
fino al mio ritorno
e da questo che tieni in mano,
foriero dal soporifero incanto,
vengo sedotto e attratto
geloso del me altro,
in seno al tuo capo,
che, sussurrando,
hai nominato
e mi carpisce l’animo
quando mi giunge all’olfatto
il corpo mio stramazzando
di colpo al tuo fianco
mentre prendo l’onirico posto
di lui che, nel mio, si ridesta e compiace
ma che ben presto confessa
le sue disgrazie
quando vede disfatte
le caste sagome
del tuo transuente sembiante
per cui s’adempie la promessa floreale
con la sua spada
che trapassa e profonde
la nostra ierogamica commistione
di lacrime e sangue
sul funereo
bocciolo d’amore
così reso – immortale!
💚🥰 stupenda!