LAMEZIA TERME – Concluso il secondo esito di KALT cantiere laboratorio teatrale 2.3 del gruppo degli adulti dei blue. È di scena nei locali dell’AISM di Lamezia Terme, a Savutano, Vincent Mascaro, Margherita Gigliotti e Pasquale Truzzolillo, figura storica del teatro di Scenari Visibili. Pasquale, infatti, che lo abbiamo visto sempre lavorare dietro le quinte, (e chi più di noi di Manifest può testimoniarlo?) con lo stesso silenzio e lo stesso rispetto entra di scena insieme a Margherita Gigliotti, incantando ed emozionando. Un lavoro portato avanti nell’arco dell’anno grazie alla guida di Saverio Tavano, ma soprattutto grazie alla perseveranza portata avanti dagli allievi stessi, oserei dire. Un anno in cui è rimasto, e ha concluso nel migliore dei modi, solo chi ha davvero creduto e voluto mettersi in gioco. Una bella prova anche per Vincent Mascaro, persona iperattiva e allegra nella vita di tutti i giorni,per la prima volta sulla scena, che si è magicamente catapultato in un monologo breve ma intenso, e con tanto di impermeabile panna, cappello, borsa da ufficio marrone abbinata alle scarpe, è seduto sul lato destro di una panchina, da solo, e con quella rumorosa solitudine si pone le domande esistenziali che un po’ tutti arrivati alla soglia dei 30 anni ci poniamo. “Forse le donne sono migliori degli uomini” – esclama ripetute volte nel monologo.
“Un anno difficile – spiega Dario Natale – nel quale non abbiamo mai mollato la presa”. Un anno fatto di fatica, sotto ogni punto di vista, dove ciascuno ha imparato a sondare l’altro, a capire la vera essenza delle persone, delle cose, del concetto etico del teatro, quello che non necessita di un palcoscenico per avere una certa continuità, ma di tanta passione, determinazione e voglia di fare. Colpisce particolarmente in coloro che in KALT sono rimasti fino alla fine, l’estrema voglia di immergersi in qualche cosa di nuovo, come accaduto per Pasquale, che avendo eliminato l’imbarazzo iniziale si è infine buttato a capofitto nella prova attoriale. Il teatro insegna sempre una miriade di cose, fra tutte: insegna a ciascuno di noi a guardare nel mondo che abbiamo dentro, a trovare nel nostro infinito mondo tante nuove qualità, prima sconosciute, ad apprezzarle, a valorizzarle. Il teatro insegna a vedere la creatività e tutte le cose inaspettate di cui ciascuno dispone.
Un dialogo difficile, perché il testo scelto è difficile, ma di una bellezza singolare, di una espressività rivoluzionaria. Perché quello che Pasquale e Margherita interpretano è ‘l’amore che non pronuncia il suo nome’ e mi viene in mente ora che ci penso, Oscar Wilde. Quanto sono belli i sentimenti che proviamo ma che, così immensi, o complessi, non hanno modo di esprimersi? E così Pasquale dice a Margherita “Non so dire ciò che penso, non trovo le parole”. Un amore che si compensa vicendevolmente, un amore premuroso, ma fatto di poche parole, le stesse ripetute poche parole, e pause. Ci sono pause scandite da silenzi, piccoli movimenti, mezzo metro di andata e mezzo metro di ritorno di Margherita dal fiume dove Pasquale sta pescando, che fanno pensare al tempo, e fanno riflettere sulla consapevolezza che il tempo, col suo essere normativo, incide profondamente sui sentimenti. Un amore semplice, come semplice è la quotidianità dei due personaggi, dietro la cui apparente distanza si cela un senso forte e antico di appartenenza, la delicatezza di Margherita nell’aspettarlo per cena, l’elenco dei cibi per lui, le preferenze di cibi, l’amore che ancora dietro un silenzio si nasconde nell’immobilità dei corpi per non causare l’interruzione del sonno. “Quando ti guardano mentre dormi, vuol dire che ti amano”, lo diceva una volta qualcuno. E poi un amore in cui il sesso non appare, non appare mai, ma anch’esso nascosto, perché nel testo rilevante è ciò che si nasconde, risiede nel gesto pieno di eros di due mani che accarezzano l’acqua del mare.
Forse l’esito di KALT blue ci ha trasmesso tra le tante cose il valore del silenzio, ci ha spinto alla meditazione, quella di cui tutti nell’attuale contingenza abbiamo necessità di accogliere e preservare. Il valore del silenzio in cui si nasconde il sentimento più vero, quello che non riesce mai a trovare le parole ma la cui ricerca delle stesse conta, eccome se conta.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".