SAMBIASE – Ed ecco che la poesia, quale valore universale, ritorna nella sua essenza salvifica seppur piena d’angoscia, e sentimenti differenti, perché desta stupore, ritorna nel tempo e nello spazio, tra vicoli umidi riscaldati da un sole timido d’inizio febbraio, accanto un antico tabacchi, tra saggezze popolari, muri ammuffiti di un centro storico ancora vivo, più vivo della modernità brutale di là fuori a venire. La poesia, oggi, è nell’ascolto, nello sforzo di restare ancora giovani, a dispetto di un’età anagrafica, perché animati da grande curiosità.
È, ancora, nello sguardo spaesato di chi ha viaggiato anche da fermo per decenni, vicino a ginestra di stoffa cucita, telai, memorie, e libri, segreti, dubbi e bellezza. La poesia, oggi, è pure nel movimento, nello sguardo del movimento di passi lenti e affaticati, nella resistenza e nel suo valore che si attinge a testimonianza di un passato, che se cercato, seppur bestemmiato, si lascia ancora prendere. Ed è il passato che non passa. Non passa, neppure a bastonate non passa.
Oggi a Sambiase nei vicoli del poeta Franco Costabile, continua a respirarsi quel profumo, o forse più semplicemente quella idea che non esiste nella quale amo rifugiarmi utopicamente per sfuggire dal chiassoso presente, e accanto una vespa rossa posizionata su un muro sulla destra di un antico palazzo non c’è affatto la voglia di voltarsi indietro, chè indietro è lì presente. Parlo dell’idea di tradizione che non scompare in chi detiene da anni, fatti di esperienza consolidata, studio, passione, le armi della trasmissione della cultura. Non quindi tradizione resa folcloristica, ma memoria conservata che ancora, impaziente, come una ragazzina al primo appuntamento, si presenta con dignità, discrezione, e attende, forse invano, forse no, di essere colta in flagrante, di essere rigenerata, rielaborata.
La poesia, oggi, ha il dono della rivelazione, ma necessita di occhi svegli e pronti al capovolgimento di qualsivoglia prospettiva. Al di sotto del fiume Cantagalli, i miei piedi si adagiano ai piedi un uomo che mi porta a pensare al tempo che passa e con esso alla responsabilità e ai doveri che le nuove generazioni dovrebbero mantenere sempre ben saldi, oltre ogni superficie e artificio, badando al fatto che quel suolo, ricoperto negli anni ’50 da politicanti attratti da modernismo è lo stesso suolo che ieri ha visto il peso dei piedi di chi oggi si trova in custodia cautelare in carcere. La poesia profetica di colui che recitava nei suoi versi fatti di damaschi sui balconi dinanzi all’onorevole che torna calabrese, serve a capire quanto in essa niente di più grande e rivoluzionario possa esserci. Serve a capire che la poesia è dappertutto e che quindi siamo noi i custodi di essa, ma dobbiamo mantenere vigile il nostro sguardo, dobbiamo camminare mantenendo l’equilibrio su di un filo sottile, quasi invisibile, e necessario quanto rischioso, ed è quello che lega ieri a domani.
Se di politico nelle giunte comunali di svariati decenni non è rimasto, o forse non c’è mai stato, niente, non è forse giunto, adesso, il momento di attaccarci alla poesia quale strumento persuasivo per eccellenza per fare politica? Ed ecco che di un museo, chiuso perché si è deciso di non darlo in gestione gratuita a chi da anni lo ha gestito degnamente, non è rimasto che una scatola chiusa, si certamente intonacata a dovere da colori accesi, ma piena di polvere, di cattivo odore, una scatola dimenticata. Ed ecco che, la poesia, oggi si china nei suoi sforzi fisici, per alzare una piccola saracinesca e per mostrarsi, di nuovo…ma noi siamo abbastanza forti da poterci ancora innamorare di lei?
Siamo il paese dalla memoria corta,
siamo il paese dei bamboccioni
che oggi ricordano
e domani dimenticano
siamo il paese della vergogna
mai abbastanza vergognosa
da poterci alzare
andare via
indignarci
ma sul serio
mai abbastanza vergognosa
da poter camminare
soli
e a testa alta
il paese degli onorevoli
delle processioni
del folclorismo
siamo il paese di chi urla solidarietà
a chi ci affossa
Valeria D’Agostino
(In foto il professore Umberto Zaffina che ringrazio per la piacevole passeggiata nel centro storico di Sambiase, Lamezia Terme, con tappa finale all’interno del suo nuovo spazio poetico).
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".