Una donna straordinaria, conosciuta solo qualche anno fa, con la quale abbiamo portato avanti diverse azioni volte alla sensibilizzazione della cultura, performance teatrali, convegnistica, attorno alla poetica di Felice Mastroianni, e tanto altro.
Era una di quelle donne raffinate, di rara intelligenza, discrezione, e che incoraggiava i giovani a fare sempre meglio. Una donna in grado di ‘guidare’ i giovani, come poche altre saprebbero fare in questo tempo presente di ‘miseria umana’. E poi era una donna dotata di umiltà, semplicità, eleganza, nobiltà d’animo. Nel tempo, ha organizzato numerose iniziative culturali, e come presidente dell’Associazione Culturale Felice Mastroianni ha sempre restituito grande ‘dignità’ ad ogni azione portata avanti, a partire dalla cura dei dettagli, (ci teneva molto agli inviti personali, ultimamente le chiedevo di inviarmi notizie e materiale per ogni evento via mail e lei trasferiva subito tutto il suo entusiasmo) fino ai teatri e alle sale di antichi palazzi pieni.
Fu in “The driver” spettacolo teatrale ideato da Dario Natale, due anni fa, e dedicato al poeta Felice Mastroianni, che per la prima volta mi trovai ad alzarmi da una poltroncina rossa, dal pubblico del Teatro Umberto di Lamezia, e iniziai a parlare di poesia. Dopo qualche ora, nei camerini trovai Serenella commossa… Metteva sempre in gioco il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’. In molte performance teatrali, infatti, a salire sulle tavole del ‘Pidocchietto’ anche i ‘Dissidio’ gruppo rock emergente, che più volte ha vivacemente stravolto schemi, riempiendo gli occhi del pubblico di meraviglia. Anche qui ricordo lo stupore di Serenella “Siete dei geniacci”! Perché Serenella Mastroianni, seppur incontrata in tempi recenti, appariva piena di disciplina e di rigore, di dolcezza e calore umano, credeva in ciò che faceva e lo faceva bene con o senza l’appoggio istituzionale. Per noi una cara amica, che in poco tempo ha saputo regalarci con intensità validi insegnamenti, costruendo un percorso di ‘sentire comune’ fra vecchie e nuove generazioni.
Scomparsa ieri mattina, Serenella ci lascia più interrogativi riguardo concetti parecchio complessi, la vita…la morte…in quel divenire di pioggia sottile e raggi di sole nascosti dietro a una nuvola nel cimitero del suo ‘Paese di Platani’ circondata da pochi familiari e amici fraterni. Nessun funerale, dunque, come da sua volontà. E mentre scendo a casa, di ritorno dal cimitero, guardo il protrarsi delle nuvole sulla città, pare una cartolina panoramica evidenziata dall’orizzonte sul mare…lontano, e penso alla ‘grandezza’ di Serenella. Penso a questo suo ‘volere’ restare in silenzio, al valore del silenzio. Quel silenzio che ‘unisce’ ricordi, immagini, suoni, melodie, colori, sorrisi ed emozioni. Quel silenzio in grado di rispondere in pochi secondi alle grandi domande della vita. La semplicità, di Serenella, quale strumento assoluto e più efficace di comunicazione, quale dote più nobile, perché in grado di giungere e toccare il cuore di ‘tutti’.
Forse allora, la morte non è niente. È ancora vita pulsante, qualcosa che non si arresta. Laddove il presente si incanta di fronte alle sole grandezze artificiali, esteriori, superficiali, lei ci ricorda invece le cose più belle, quelle che fanno battere il cuore, quelle custodite dal silenzio, che non abbisognano di ‘parate’, finzioni. Un invito, quello dettato dal silenzio di oggi, a vivere nella piena ricerca della verità.
Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".