Brevi pillole dalla introduzione a “Ecosofia. Percorsi contemporanei nel pensiero ecologico” Mucchi Editore 2017, a cura di Gianluca De Fazio, Paulo F. Lévano.
I saggi contenuti in questa raccolta segnano i punti di incontro di differenti e molteplici percorsi. Si tratta, per prima cosa, degli esiti del seminario in forma laboratoriale che risponde al nome di Ubi Minor, tenutosi, con un inaspettato successo di pubblico, tra il 12 maggio e il 14 giugno 2016 nel Dipartimento di Filosoia e Comunicazione dell’Università di Bologna. Il seminario ha tentato di abbozzare una definizione trans-disciplinare dell’Ecosoia. Mediante contributi provenienti da differenti ambiti disciplinari – dalla filosofia teoretica alla storia del la scienza, dall’etnografia alla semiotica, dal diritto alla storia della matematica – si è tentato di declinare l’Ecosoia a partire da una triplice linea di ricerca: ecologia psico-sociale, ecologia ambientale e inine, ma non certo per importanza, ecologia epistemica.
Prima di entrare nel dettaglio dei contenuti, vorremmo mettere in risalto le urgenze di questi seminari/laboratori. Innanzitutto, la necessità di produrre spazi di sapere che non fossero delle mere ripetizioni ermeneutiche, quanto una vera e propria dinamica di produzione di conoscenze. Si tratta, infatti, tanto di seminari professionali, gli interventi sono stati condotti da giovani ricercatori e studenti interessati alla ricerca, il tutto di concerto con docenti dell’Università: i professori Marco Ciardi, Manlio Iofrida e Francesco Marsciani –, quanto dei laboratori sperimentali e inno-vativi , non si aveva di mira soltanto ripetere le nostre ricerche oppure fare un excursus sulle definizioni che negli ultimi trent’anni sono state date dell’Ecosofia, ma creare una linea di ricerca autonoma che rilanciasse il problema dell’ecologia filosofica.Si è posta, poi, la necessità di fare muta , per parafrasare Deleuze e Guattari, il bisogno dicreare rete tra giovani ricercatori in un periodo storico che li vorrebbe chiusi nelle rispettive e solipsistiche piste di ricerca, atte a desiderare una carriera che appare sempre più come un miraggio opprimente e settorializzato.
Ubi Minor è stato – e lo è tutt’ora – un luogo d’incontro.Sicuramente non l’unico: si inserisce, infatti, in una molteplicità di spazi che si stanno creandotra ricercatori giovani amanti del proprio lavoro, spinti dalla passione che la scoperta produce costantemente. Incontri, dunque, frutto di altri incontri: quello tra il gruppo di ricerca, e collana editoriale, Officine Filosofiche e la collana dei Quaderni di Etnosemiotica; tra alcuni membri di Officine Filosofiche E Deckard , piattaforma divulgativa che si occupa di storia della scienza ; infine, gli incontri dei problemi (teorici e non) che quotidianamente i giovani ricercatori trovano sulle proprie strade. Ma Ubi Minor è solo la punta di un iceberg ben più ampio. Alcuni relatori, ad esempio,appartengono alla categoria dei “cervelli in fuga”: chi da Monaco di Baviera, chi dalle università olandesi, per alcuni talenti della ricerca italiana questi seminari/laboratori sono stati l’occasione di poter portare (o riportare) in Italia saperi che non trovano spazio nell’insegnamento delle istituzioni.
L’Ecosofia ha a che fare con questo processo. Più che una raccolta di soluzioni ad hoc nell’epoca dell’eficienza, questi seminari hanno rappresentato la convergenza di desideri eproblemi comuni in una Università, come quella di Bologna, che si è mostrata sinceramentericettiva a queste istanze. Ringraziamo, inoltre, chi ha partecipato come uditore e ha contribuito a fare di Ubi Minor un luogo di confronto e discussione, rompendo gli argini soffocanti deglisteccati disciplinari, rendendo la rilessione una serie di momenti di condivisione rigorosamente trans-disciplinare (contro i dialoghi tra sordi della moderna inter-disciplinarietà).Veniamo allora allo specifico dei contenuti di questi seminari/laboratori.Sotto la pleonastica definizione di Ecologia ambientale vanno inseriti i testi di Prisca Amoroso e Lorenzo Mantovani, nei quali la nozione stessa di ambiente viene sottratta a qualsiasi conigurazione in termini di soggetto e oggetto. Da questi interventi, è emerso che diverse formulazioni del rapporto individuo/ambiente possono essere chiamate in causa per smarcare l’ambiente da una riflessione che lo presenterebbe o come l’oggetto eminente di una riflessione ecologica (interpretazione naturalistica dell’ecologia), oppure come un mero costrutto di una soggettività ecologica (interpretazione culturalista dell’ecologia): l’ambiente, da un punto di vista ecosofico, non ha a che fare con uno spazio oggettivo, ma è piuttosto un campo di interazione che si costituisce assieme a chi lo abita e lo attraversa. In quest’ottica, Amoroso e Mantovani ci presentano il rapporto tra l’individuo e l’ambiente nell’ottica di una relazione gestaltica e plurale, secondo una prospettiva dell’abitare , e non come qualcosa di estraneo e radicalmente altro rispetto agli individui che lo popolano e che, formandolo, ne sono al contempo formati.
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A cavallo tra XX e XXI secolo andavano di moda le “svolte”: le svolte linguistiche, le svolte semiotiche, le svolte ontologiche. Noi non vogliamo essere da meno. E facciamo le “svolte meridionali”. 07/06 Lamezia Terme (CZ), presso il TIPteatro, tavola rotonda ECOLOGIE, AMBIENTI, FILOSOFIE. 08/06 Roccella Jonica (RC), presso il Centro Studi Filosofici Scholé, incontro pubblico: AMBIENTI E DEMOCRAZIA. Teorie e Pratiche del vivere ecologico
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Valeria D'Agostino è giornalista pubblicista, curiosa del bello, amante della natura e della poesia. Ha contribuito a realizzare il Tip Teatro di Lamezia Terme, già ufficio stampa di Scenari Visibili, blogger sin dagli esordi di Manifest Blog. Ha lavorato per Il Lametino, attualmente corrispondente esterna della Gazzetta del Sud. Nell'ambito della scrittura giornalistica ha prediletto un interesse particolare per le tematiche sociali, quali in primis la sanità e l'ambiente, culturali, e artistiche. Si divide fra Lamezia Terme e Longobardi, costa tirrenica cosentina dove si occupa di turismo e agricoltura biologica. "Un buon modo per dare concretezza al concetto di fuga".