“Dimentica Il Mio Nome” – Zerocalcare. Recensione di Paolo Pileggi

Una settimana fa circa, un mio caro collega mi ha prestato questo volume di Zercolacare.

Sono sempre stato curioso di leggere Zero, finora avevo solo apprezzato le sue perle sul suo blog, ridendo ogni volta, e rispecchiandomi in molte situazioni vissute da Michele, ovvero lui, Zero.

Conoscendo i suoi lavori mi aspettavo risate e riflessioni.

Ho trovato entrambe, con una particolare profondità. Ha una capacità di mettere in fumettistica metafora, un sacco di situazioni che viviamo tutti noi.

Mi ha colpito come facesse rendere conto al lettore, l’importanza della madre. Quella che chiamiamo in ogni difficoltà, da quando siamo piccoli, dove andiamo a stare quando siamo in confusione completa.

 

In questo fumetto, non vi facico un grosso spoiler, parla della nonna di Zerocalcare, Huguette detta da lui “Mamie”. Francese.

La madre di zero, che come molti di voi saprete è rappresentata come Lady Marian del cartone animato disney Robin Hood”, (immagine molto buffa), chiaramente in questa situazione sta molto male per la perdita della madre.

Zero rappresenta la madre come la montagna incrollabile, invincibile, che aiuta il figlio.

In questo caso però il figlio non sa che fare. Dice solo che non può essere debole, non lei.

Un altra metafora che mi è rimasta impressa, è quella in cui in teoria ciò che non ti uccide ti rende più forte e ti costruisci un’armatura che dovrebbe difenderti ma..

Poi la corazza diventa un monolito, dal qual eviti i contatti umani perché cammini con questa cosa attorno.

 

Con tanta riflessione e risate, donate dall’amico di una vita “Secco”, e la coscienza che sarebbe l’armadillo, Zerocalcare ci trasporta in un mondo di emozioni in cui, almeno io, mi sono ritrovato.

 

Ringrazio Zerocalcare, anche se non mi sono comprato il volume, ma lo farò, perché questo fumetto merita numerose riletture.

Un’opera d’arte, il fumetto è quella forma d’arte moderna che appartiene al disegno. Come poter rendere un qualcosa cosniderato da alcuni (ignoranti) da bambini, quando invece è come leggere un libro, con le figure.

Anche se diciamo, lascia “meno spazio all’immaginazione”, ma ne lascia tanto alla riflessione.

E, per essere precisi, ci vuole molta immaginazione con questi fumetti, che rendono tutto abbastanza difficile da capire, se non si ha immaginazione, non si può comprendere fino in fondo.

 

  • Paolo Pileggi.

 

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